Avezzano. Trentaseiesimo appuntamento con Psicotime, la rubrica in collaborazione con la psicologa Giulia D’Ascanio. Esiste una grossa differenza tra prendersi cura di qualcuno e volerlo gestire. Questa “confusione” può esistere sia nei rapporti di coppia, ma anche nei legami genitore-figlio che non vertono sull’accudimento e l’amore incondizionato ma su un vero e proprio bisogno di gestire e controllare l’oggetto d’amore. Per farti comprendere meglio come l’amore, l’accudimento e il controllo vengano spesso confusi nei legami, ti riporto alcuni esempi pratici:
I genitori di Maria sono entrambi medici. Maria si è iscritta alla facoltà di Medicina per seguire le orme dei genitori; durante il secondo anno ha capito che non le piaceva e che non sarebbe stato quello il futuro che voleva per se stessa. Ha quindi deciso di iscriversi alla facoltà di Architettura. I genitori di Sara si sono irrigiditi e hanno deciso di non pagarle più gli studi affermando che con il percorso accademico in Medicina avrebbe avuto la strada spianata. L’atteggiamento dei genitori di Sara ti sembra dettato più dal bisogno di controllo o dall’amore incondizionato?
Passiamo ai rapporti di coppia.
Michela adora giocare a tennis e, a seguito del suo fidanzamento, il partner l’ha indotta a giocare solo con donne ed evitare singoli con gli uomini.
C’è da chiedersi se Michela si sia sentita amata o controllata per l’interesse che ha dimostrato il suo fidanzato. Questi sono esempi molto estremi di come il prendersi cura si confonde con il bisogno di controllo ma il confine, talvolta, può essere così sottile da far sentire confusa la vittima del controllo e oltretutto condizionarla anche nelle più piccole scelte quotidiane.
«Cosa succede se nella tua vita sei circondata da troppe persone che ti controllano mentre affermano che si stanno prendendo cura di te?»
C’è il rischio che finirai per pensare che chi usa la sua autorità lo fa perché si sta preoccupando di te, perché prova interesse e vuole il tuo bene. Finirai per avere un’idea distorta dell’accudimento e dell’interesse. Finirai per essere vittima di manipolazioni e malcontenti e accetterai troppi compromessi che, a lungo andare, renderanno la tua vita difficile. Soffermiamoci soprattutto sulla relazione genitori-figli: tutto ha inizio quando siamo bambini e con il primo legame che instauriamo con la figura di accudimento. Per un genitore, il pensiero di fondo è questo: “io sono la madre/il padre, loro sono i miei figli” e ciò significa che “io stabilisco cosa fare, come vivere, come essere”. E, in effetti, per le prime fasi della vita del bambino è in parte così, ma fai attenzione! Esistono ruoli differenti, ma non deve esserci una gerarchia. L’approccio educativo gerarchico è indubbiamente il più tradizionale ma ha una controindicazione: irrigidisce l’ego del genitore conferendogli un’illusione di potere. Egli, inconsapevole del suo ruolo, può varcare il confine di cure e amore e sconfinare nel territorio del potere e del controllo a tutti i costi. Mentre tu cresci, in tuo madre o tuo padre, è ancora viva quella gerarchia, che si aggrava fortemente in presenza di dipendenza affettiva, ambivalenza o altri disturbi della sfera emotiva o della personalità. Un genitore attento e consapevole non dovrebbe comportarsi da guardiano, dovrebbe allontanarsi dal pensiero egoico e abbandonare ogni pretesa sul figlio: la pretesa di come un figlio dovrebbe agire in determinate circostanze, la pretesa di come dovrebbe comportarsi o cosa dovrebbe essere. Le pretese di un genitore finiscono per negare al figlio il diritto di essere ciò che è veramente. Finiscono per ammutinare ogni forma di espressione dell’essere. Così, da adulto, quel bambino troverà un partner che invece di esprimere cure e amore, finisce per mostrargli controllo, autorità e potere. I bambini vengono confusi con frasi del tipo “lo faccio per il tuo bene” quando in realtà il genitore non è mosso da un reale senso di protezione, ma dalle proprie aspettative. Quando, anche da adulto, sentirai una frase simile a “lo faccio per il tuo bene” impara a rifletterci su e impara a sentire e assecondare i tuoi veri bisogni. C’è una netta linea di confine tra prendersi cura, volere bene ed esercitare controllo e prevaricazione.
Quando qualcuno piange per te, assicurati che lo faccia realmente mosso da amore incondizionato e non perché sta perdendo potere sulla tua vita.
Pensa come sarebbe bella la tua vita se chi dice di agire per il tuo bene lo facesse considerando i tuoi bisogni e non le sue aspettative!
Giulia D’Ascanio, psicologa clinica.