Avezzano. Dodicesimo appuntamento con #Psicotime, la rubrica in collaborazione con la psicologa Giulia D’Ascanio.
Avete mai avuto un’amica che racconta di un fidanzato troppo geloso ma che non riesce a lasciarlo? Vi è mai capitato di vedere una donna che piange perché è stata insultata dal compagno o avvilita perché lui le fa proposte sessuali insistenti? O ancora, avete una persona cara che non è più la stessa da quando frequenta il proprio partner e che soffre costantemente di ansia, è totalmente condizionata e insoddisfatta rispetto alla propria relazione?
Sfatiamo un mito: la violenza psicologica è grave tanto quanto una violenza fisica; è però più subdola e più difficile da rilevare. I dati italiani sono sempre più allarmanti: 7 milioni e 134 mila donne nello scorso anno riportano di subire violenza psicologica dall’attuale partner. Le conseguenze di questi abusi sono devastanti e a volte fin troppo sottovalutate. Ci tengo a sottolineare che parlo al femminile solo per il fatto che è più diffuso l’abuso da parte di uomini verso le donne, ma si stanno verificando sempre più casi in cui è vero anche il contrario.
Ma quali sono i 7 segnali principali che si è vittima di violenza psicologica?
- Svalutazione continua: il partner tende sempre a minare l’autostima della donna e le ripete in maniera insistente che non vale nulla, che i suoi sogni non sono valevoli di sforzi, che se lui la lascia non ci sarà nessuno che la amerà come lui.
• Controllo delle amicizie e degli affetti: capita spesso che l’uomo cerchi di isolare la propria compagna, che la tratti come un oggetto di sua proprietà con la scusa che vuole proteggerla; il risultato è che la donna finisce per non potersi sentire libera di parlare nemmeno con parenti o amici stretti, creando così un isolamento che la porta ad essere dipendente dall’uomo stesso; in tal modo la donna farà più fatica a lasciare il proprio partner per non ritrovarsi effettivamente sola.
• Gelosie ingiustificate e stalking: il compagno che usa violenza psicologica di solito è un individuo controllante, che tempesta la donna di telefonate quando è in giro da sola, vuole sapere con chi è, dove si trova, a volte addirittura come è vestita.
• Insulti e minacce: succede spesso che appena l’uomo viene contraddetto, insulta e minaccia la propria compagna, soprattutto quando essa prova ad allontanarsi da lui. Le minacce non riguardano solo la donna, ma anche la sua famiglia e tutto ciò che è vicino a lei.
• Limitazioni all’autonomia morale ed economica: dalla vigilanza continua sugli spostamenti, al controllo ossessivo dei soldi, fino alla reclusione. Spesso le testimonianze raccontano una vera e propria prigionia, caratterizzata da umiliazioni e attacchi all’autostima (causando un forte disagio emotivo), ma anche un controllo economico per limitare le possibilità della donna di rendersi indipendente, sino ad arrivare anche a divieti restrittivi della libertà di pensiero, come quello di leggere un libro, di vedere la tv o di navigare in internet. Il partner ha paura che la donna si informi, sviluppi un pensiero autonomo e lo abbandoni.
• Insistenza continua per ottenere rapporti sessuali e ricatti emotivi: capita spesso che il partner prevaricatore lo sia anche nel rapporto sessuale, rivelandosi eccessivamente insistente con la donna anche quando lei non ne manifesti la voglia. Alcuni giustificano anche i tentativi di abuso con “il troppo amore”. Non sono da sottovalutare i ricatti emotivi, cioè delle potenti forme di manipolazione in cui il partner minaccia, direttamente o indirettamente, di punire la compagna se non fa ciò che lui vuole o si attende, altrimenti la farà soffrire. Il ricatto emotivo serve per continuare ad esercitare un controllo su di lei, puntando sulle proprie debolezze, al fine di farle fare ciò che lui vuole. - Falsi pentimenti: quando la donna cerca di lasciare il proprio partner a seguito di questi abusi si mostra pentito, piangente e disperato, giura che cambierà e che lo farà solo per amore. La realtà è questa è un’altra forma di manipolazione per controllare la propria donna e riattrarla a sé.
Reagire alla violenza psicologica non è facile, soprattutto quando sono coinvolti i sentimenti, ma è un passo necessario per ritrovare la serenità e la felicità. Imparare a chiedere aiuto e riconoscere il problema è un passo fondamentale; bisogna concentrarsi su di sé, riprendere ad amarsi e migliorare la propria autostima.
Si consiglia vivamente di rivolgersi a un professionista nel caso in cui non si riesca ad uscire da dinamiche di violenza, sia fisica che psicologica.
Giulia D’Ascanio, psicologa clinica.