Avezzano. Settimo appuntamento con Psicotime, la rubrica in collaborazione con la psicologa Giulia D’Ascanio.
Rifiuti buttati all’interno di zone verdi, specchietti, automobili e monumentidanneggiati, bottiglie di vetro lasciate per strada e furti nei negozi. Sono solo alcuni dei fenomeni che si verificano con sempre maggior frequenza nelle nostre città, soprattutto da parte degli adolescenti.
Cerchiamo intanto di inquadrarne una definizione: il vandalismo è la tendenza a danneggiare o distruggere beni materiali o immateriali, senza alcun motivo logico apparente. Queste azioni in realtà avvengono proprio su beni che il soggetto riconosce (consciamente o inconsciamente) come “superiori”, al punto di farlo sentire in una condizione di inferiorità. Distruggendoli, spera quindi di annullare o diminuire, anche se momentaneamente, questa scomoda sensazione. Una sorta di rivalsa per la propria persona.
Ma cosa spinge questi ragazzi, analizzandoli più in dettaglio, ad agire incuranti del senso civico? Alla base ci sono alcune cause psicologiche; vediamo quali:
- Crescere in un clima di violenza: è il punto di partenza per sviluppare comportamenti di questo tipo. Dietro queste condotte però, vi è qualcosa di più complicato di una semplice mancanza di educazione e di valori. C’è un disagio profondo, spesso dovuto dal sentirsi costantemente irascibili e irritabili.
- Sensazione di inferiorità e inadeguatezza: molto spesso, chi compie atti vandalici ha una bassa autostima, si percepisce inferiore, ha subito ingiustizie e non è mai stato valorizzato, nemmeno nel contesto familiare; compiere gesti malevoli gli dà una sensazione di potere e rivalsa.
- Noia e incapacità di gestire la solitudine: se non risolte in maniera costruttiva, queste due componenti portano i ragazzi ad unirsi in “branco” e, sotto la guida si un leader, dare vita ad azioni distruttive.
- Difficoltà a contenere la rabbia: in questo caso, sfogarsi sugli oggetti, è l’unico modo che conoscono e che possa provocare loro sollievo.
Certo è che, per qualsiasi motivazione un adolescente compia questi atti, esiste al di sotto un disagio profondo. Di particolare aiuto potrebbero essere gli interventi di prevenzione, un lavoro sull’autostima, inserirli in un contesto che dia valore alla propria persona (dove sentirsi apprezzato) e un dialogo costruttivo con i genitori. Un attenzione particolare però, va alla costruzione di una sana vita sociale e personale (coltivazione di interessi, passioni, desideri) e ad offrire loro uno spazio in cui poter esprimere senza timori i loro bisogni e ricevere gratificazioni.
Giulia D’Ascanio, psicologa clinica