Avezzano. Sessantanovesimo appuntamento con Psicotime, la rubrica in collaborazione con la psicologa Giulia D’Ascanio. Tornare tra i banchi di scuola, dopo le vacanze, può essere davvero difficile per bambini e adolescenti. A complicare il tutto, quest’anno, vi saranno le tensioni legate alla pandemia e all’erogazione della didattica a distanza durante lo scorso anno. Gli alunni non hanno vissuto una vera continuità scolastica e questo può essere molto controproducente. Nell’immaginario collettivo l’infanzia è un’età spensierata, facile, leggera. In realtà, la vita dei bambini non è così semplice come sembra; i bambini devono ancora imparare tutto sul mondo, hanno bisogno di stabilità e anche di routine, devono far fronte alle pressioni scolastiche così come alle aspettative genitoriali. L’ ansia scolastica nasce dal normale desiderio di essere amati e dalla paura di essere rifiutati e ridicolizzati. Questo vissuto è molto frequente nei bambini ma può interessare anche gli adolescenti che, in un periodo di precarietà emotiva, si apprestano a rientrare alla scuola superiore. L’ansia da scuola può essere caratterizzata da classi diagnostiche differenti; in ambito clinico infatti, si parla di:
- Ansia da separazione
- Ansia generalizzata
- Ansia sociale
L’ansia da scuola indotta dall’ansia da separazione è più frequente nei bambini di età compresa tra i 3 e i 10 anni. Questo stato di malessere è legato al timore di essere separato dall’ambiente domestico, dalla famiglia e, in particolare, dalla propria figura di accudimento. La fobia sociale può essere un’altra componente importante nel determinare l’ansia da scuola. In questo caso, a scatenare il malessere sono le potenziali interazioni sociali. La scuola non è vissuta come un luogo sicuro in cui esprimere se stesso, bensì come un luogo minaccioso che mette in pericolo i propri valori, l’autonomia o l’identità personale. In questo contesto, il fanciullo potrebbe vivere in modo amplificato anche l’ansia da prestazione. Anche l’ansia generalizzata può avere un impatto sul ritorno a scuola. L’ansia generalizzata può essere più frequente nei ragazzi che vanno alle scuole superiori. In questo caso, l’ansia da scuola racchiude la paura dell’insuccesso, del giudizio negativo, il timore di non essere capaci di superare la prova che si deve affrontare. L’ansia generalizzata corrisponde alla paura che possa verificarsi un qualsiasi evento negativo.
Quali sono i sintomi dell’ansia da scuola?
I bambini mostrano una spiccata resistenza ed esprimono la volontà di non voler andare a scuola mediante capricci o con crisi di pianto. I sintomi dell’ansia da scuola non sempre sono così facili da individuare. Talvolta l’ansia da scuola si manifesta mediante:
- Difficoltà di concentrazione;
- Disturbi psicosomatici prima dell’ingresso a scuola (il mal di pancia, è molto frequente). Attenzione! Questi segnali non vanno interpretati come un «fingere di sentirsi male», il bambino o il ragazzo, realmente sperimenta diversi gradi di malessere;
- Difficoltà a stare fermi e mantenere la calma;
- Evitare il contatto visivo con insegnanti e con il resto della classe;
- Congelamento o panico quando l’attenzione della classe è sul bambino;
- Auto-isolamento (stare per conto proprio e non socializzare con gli altri alunni);
- Mancanza di fiducia in se stessi;
- Irritabilità;
- Perfezionismo e paura di sbagliare.
Vi sono poi dei fattori specifici che possono innescare o peggiorare l’ansia da scuola. E’ il caso del bullismo: se il bambino o il ragazzo è bullizzato in ambiente scolastico, è naturale che voglia evitare il luogo delle molestie. In questo caso è importante comunicare con il bambino e cercare di coordinarsi anche con gli insegnanti. Problemi nell’ambiente familiare possono intensificare sia l’ansia da separazione, sia altre forme d’ansia come la fobia sociale e l’ansia generalizzata. Analogamente, anche difficoltà di apprendimento e difficoltà accademiche possono costituire un innesco nell’ansia da scuola.
Superare l’ansia da scuola: come aiutare mio figlio
Se hai notato i segnali dell’ansia da scuola, prova a parlarne apertamente e cerca di comprendere se tuo figlio è consapevole del periodo critico che sta vivendo. Spesso i bambini (ma anche gli adulti!) subiscono le situazioni senza viverle davvero, sperimentando una condizione di malessere generalizzata. Ciò che un genitore può fare è provare a impostare una routine per aiutare il bambino a prepararsi al meglio per la scuola. Al mattino, questa routine potrebbe consistere nel fare colazione insieme, seduti a tavola, magari preparare lo zainetto insieme e riguardare i compiti. Perché no, anche cantare una canzoncina insieme nel tragitto casa-scuola. Anche il rientro a casa potrebbe essere caratterizzato da una piacevole routine: pranzare insieme o fare insieme uno spuntino mentre si ascolta con attenzione ciò che è accaduto in classe, così da valutare insieme come è andata la giornata scolastica e alleggerire il piccolo da ogni carico. Nella settimana prima del rientro a scuola, puoi affrontare l’argomento apertamente e chiedere a tuo figlio quali sono i possibili scenari di cui potrebbe essere ansioso, aiutandolo a considerare la “potenziale situazione” in un modo migliore. E’ importante usare sempre un tono rassicurante: chi soffre d’ansia è generalmente irritabile (quindi cerca di avere molta pazienza), insicuro e alla ricerca di gratificazioni e rassicurazioni. Rimproverare un bambino che fa i capricci perché non vuole andare a scuola è estremamente lesivo. Rivendicare la propria autorità genitoriale per imporre l’ordine di andare a scuola, può sicuramente risolvere la cosa nell’immediato, ma depriverà tuo figlio di ogni barlume di sicurezza. I bambini non “devono fare le ossa”, ma devono essere rassicurati!
I temi ricorrenti che caratterizzano l’ansia scolastica e che sarà bene affrontare sono:
- la paura del giudizio
- il timore di deludere gli altri
- la paura di essere ridicolizzati in classe e di fare brutta figura
- l’ansia da separazione e la paura dell’abbandono
Il bambino proverà a reagire alla sua ansia scolastica e potrà farlo attuando condotte esternalizzanti (con capricci, aggressività, esplosioni…) oppure tendendo al modello del figlio perfetto. In entrambi i casi, è importante fornire rassicurazioni al bambino e aiutarlo nell’affrontare i temi angosciosi.
Giulia D’Ascanio, psicologa clinica