Avezzano. Sessantasettesimo appuntamento con Psicotime, la rubrica in collaborazione con la psicologa Giulia D’Ascanio. Se oggi non riesci a capire come mai tuo figlio/a è sempre nervoso/a, dice sempre no, fa i capricci e risulta oppositivo/a è normale. D’altronde nessuno ti ha mai regalato un libretto delle istruzioni da seguire a regola d’arte! Innanzitutto partiamo con una breve valutazione della parola “capriccio.” Il capriccio che fa tanto disperare voi genitori altro non è che una richiesta di aiuto, un bisogno se vogliamo essere più precisi.
Eh si, è proprio così; vostro figlio/a vi sta comunicando qualcosa che merita attenzione, attenzione di qualità per esser più precisa! Ma allora, io che lavoro, sono stanca/o, penso alla casa, cucino per tutti, come posso stare mentalmente predisposta/o ai bisogni del mio bambino/a? Se ci pensiamo un po’ insieme non è difficile da indovinare…Innanzitutto prima di soffermarci sul come faccio per capire il mio piccolo/a devi porti una domanda: “A me chi ci pensa”? Ebbene si, care mamme (specialmente voi), a voi chi ci pensa? Può sembrare banale, ma nella costruzione di un rapporto è fondamentale capire le proprie risonanze e quanto queste possano incidere sull’altro. I bambini sono come delle spugne, assorbono tutto, per cui se noi in primis non siamo calme, come possiamo capire i bisogni di chi ci sta accanto?
“A te chi ci pensa” è uno spunto di riflessione che merita molta attenzione! Recuperare uno spazio per il proprio benessere, dedicarsi ad una attività di piacere, leggere un quotidiano, ricamare, sono tutte attività che ti permettono di stare in contatto con i tuoi vissuti, analizzandoti a fondo prima di spingere il piede sull’acceleratore dicendo al tuo bambino/a “basta, fai sempre questo, non ne posso più”! Più è alto il livello di stress, maggiore sarà l’intolleranza a capire l’altro! Non devi per forza ritagliarti ore e ore di spazi disinteressandoti del resto, piuttosto anche dieci minuti al giorno, una doccia senza rumori, svegliarsi un poco prima al mattino e godersi la luce del sole, sono tutte cose che riportano alla mente quella calma che adesso ti manca e che stenti a recuperare. Dopo aver pensato un poco di più a te stessa e aver mentalizzato le tue emozioni, i tuoi tempi, cosa proprio non ti va giù, cosa facciamo? Interveniamo in modo comprensivo con i nostri bambini in modo tale da farli sentire accolti e capiti. Come?
Innanzitutto utilizziamo un linguaggio adatto alla loro età e non poniamoci su un piano simmetrico con loro, piuttosto facciamo trasparire i ruoli che abbiamo! Ai bambini basta veramente poco, un giusto contenimento (non punizioni), una adeguata comprensione (non giudizi), regole sane (non restrizioni dei propri bisogni) e soprattutto una soluzione. Voi mamme mi chiedete, ma perché mio figlio è così geloso della sorella e litigano sempre? Ma perché non vuole mangiare? Ma perché non si vuole vestire? Dai che vado di fretta e devo lavorare! Ma perché?
Perché i bambini di oggi sono abituati a vivere una vita così frenetica e piena che è normale non voler fare delle cose con serenità quando richieste. I vostri figli litigano perché devono litigare, devono crescere e tu cosa fai? Mettiti li con calma, accanto a loro e non rimproverare il bambino/a più grande solo perché tu pensi sia grande e possa capire; i bambini anche se hanno 7 anni, sono bambini, non li adultizziamo troppo! Magari litigano perché è nata una sorellina /fratellino e loro hanno perso il primato d’affetto di mamma e papà, o magari hanno accumulato delle tensioni quotidiane e tac ecco che parte il no o il loro comportamento oppositivo!
I bambini hanno bisogno di osservazione, di comprensione e di tante soluzioni. I bambini non lo sanno come si devono comportare, altrimenti quel litigio lo avrebbero risolto da soli, ecco perché corrono da te! E poi…Il cibo, mamma mia quanto mi fa disperare! Ma siamo sicuri che reagiamo in maniera funzionale? Magari il tuo bambino/a davvero non ha fame e ti sta palesando un bisogno, e tu lo devi ascoltare. Perché la tua preoccupazione che il piccolo/a non si nutra per ore lo facciamo diventare un problema di tuo figlio/a? Non ha fame non mangia, mangerà dopo da solo/a, ma questo solo se gli dai modo di sperimentarsi, lo comprendi e lo accogli senza eccessivi rimproveri e senza trasferirgli/le la tua angoscia!
Questo esempio può essere generalizzato in più contesti; l’importante è non trasferire quelle che sono le nostre preoccupazioni a loro e non pensare che ciò che crediamo debbano essere i loro bisogni, lo siano davvero. Ascoltiamoli!
Giulia D’Ascanio, psicologa clinica