Avezzano. Sessantacinquesimo appuntamento con Psicotime, la rubrica in collaborazione con la psicologa Giulia D’Ascanio. La Sindrome da Alienazione Parentale (PAS: Parental Alienation Syndrome), si manifesta nell’ambito dei conflitti tra coniugi che si stanno separando o si sono appena separati ed è caratterizzata dal rifiuto del bambino, alimentato dall’influenza di uno dei due genitori, nei confronti dell’altro. La sua principale caratteristica è la denigrazione da parte del bambino verso un genitore, senza alcuna giustificazione.
La separazione o il divorzio è una fase difficile da affrontare ed elaborare, è un vero e proprio lutto ed è normale che i genitori siano magari meno disponibili nei confronti dei figli, più distratti, più irritabili e con meno pazienza, tuttavia i comportamenti più pericolosi sono quelli che mirano a separare i bambini dall’altro genitore e tenerli a sé. Essere profondamente indignati verso l’altro e dare libero sfogo a tale indignazione, mostrarsi contrariati, spaventati quando il bambino sta con l’ex partner, mettere in atto vendette, interrogatori, imposizioni, inquisizioni sulle visite, sono tutti elementi che il bambino percepisce chiaramente e che dimostrano che l’altro genitore è visto come pericoloso.
Le tecniche che il genitore alienante, in modo più o meno consapevole, mette in atto per la “programmazione” del bambino sono:
- Negare sempre e continuamente l’esistenza dell’altro genitore;
- Manipolare i fatti sempre a proprio vantaggio e a svantaggio dell’altro;
- Disapprovare i comportamenti dell’altro, facendoli passare come comportamenti “malati”;
- Drammatizzare i fatti e ricordare al bambino di essere il genitore migliore tra i due e l’unico che lo ha cresciuto e si è occupato di lui;
- Sottolineare l’inaffidabilità dell’altro genitore e considerarsi l’unico capace di prendersi cura dei bambini;
- Minacciare una diminuzione del proprio affetto e amore verso il bambino se questi si avvicina troppo all’altro;
- Mettere il bambino nella posizione di riferire e giudicare i comportamenti dell’altro;
- Allineare a tutti i costi i pensieri e i giudizi dei figli con i propri;
- Riscrivere a proprio vantaggio il passato e la realtà, facendo comparire in una veste compromessa l’ex partner;
- Soddisfare le richieste del bambino disapprovate dall’altro;
- Creare confusione e sensi di colpa nel momento in cui il bambino deve vedere l’altro genitore.
Tutte queste tecniche, ripetute costantemente nel tempo, hanno come conseguenza fondamentale il fatto che il bambino interpreti i fatti e la realtà con gli occhi del genitore alienante e si schieri con lui in tutto e per tutto. Le motivazioni che possono scatenare un tale comportamento possono essere varie e diverse e includono il desiderio di vendetta verso l’ex partner, l’incapacità di accettare la separazione mantenendo comunque un legame attraverso il continuo conflitto, la volontà di ottenere vantaggi economici, la presenza di altri nuovi partner che influenzano a loro volta le dinamiche familiari.
Per quanto riguarda le caratteristiche di personalità si può dire che il genitore alienante rientra in un profilo di personalità fortemente dipendente e con bassa autostima e grande vulnerabilità. Rispetto invece al genitore “alienato”, si tratta nella maggior parte dei casi di padri, ai quali viene attribuita la responsabilità della separazione.
Le principali caratteristiche del comportamento del bambino che possono essere ricondotte alla PAS e che sono ben distinte dalle normali dinamiche familiari sono le seguenti:
1) Il bambino ripete i messaggi di disprezzo e disgusto verso l’altro genitore e le critiche appaiono inconsistenti, poco specifiche o comunque non supportate da dati reali;
2) Le cause del disprezzo e del disagio verso l’altro genitore vengono spiegate dal bambino con motivazioni superficiali o prive di senso;
3) Il bambino si dice convinto di quello che pensa e prova verso l’altro genitore e afferma che tali pensieri e sentimenti non sono stati indotti da nessuno, ma sono “farina del suo sacco”;
4) Il genitore programmante è descritto come totalmente e solamente positivo, l’altro come totalmente e solamente negativo e l’appoggio in qualsiasi disputa o conflitto è sempre e solamente dato al genitore alienante;
5) La formulazione delle critiche contiene informazioni che solo l’altro genitore conosce e può aver dato al bambino;
6) Il bambino sperimenta rifiuto, paura quando sa che deve incontrare l’altro genitore;
7) L’ostilità viene mostrata non solo verso l’altro genitore ma si allarga a tutta la sua famiglia, ai suoi amici, alle nuove relazioni che egli costruisce.
Tutto questo ha sicuramente delle ripercussioni e delle importanti conseguenze sul benessere e l’equilibrio presente e futuro del bambino. E’ possibile che, man mano che cresce, si sviluppino particolari difficoltà, patologie, strutture di personalità. Il bambino può essere vittima di un cattivo esame della realtà, soffrire di patologie narcisistiche, avere grandi difficoltà a fidarsi e ad entrare in relazione e in contatto con gli altri, soffrire di ansia, sviluppare idee ossessive, fobie o paranoie.
Giulia D’Ascanio, psicologa clinica