Avezzano. Sessantatreesimo appuntamento con Psicotime, la rubrica in collaborazione con la psicologa Giulia D’Ascanio. Quando un figlio dice che ha paura e non vuole dormire da solo, ditegli che non c’è nulla da temere, perché mamma e papà saranno sempre accanto a lui, per proteggerlo.
Abituati al rassicurante contatto con la mamma e il papà, molti bambini affrontano con difficoltà questo spostamento e molti genitori fanno fatica a separarsi dai loro piccoli. Insegnare ai bambini a dormire da soli, però, è utile e necessario per diversi motivi: finché sono molto piccoli, intorno a 1 anno di età, non farli dormire nel lettone serve per abituarli a dei precisi ritmi di allattamento e per garantire una certa quantità e qualità di sonno ristoratore anche alla mamma; quando sono un po’ più grandi, insegnare ai bambini a dormire da soli li aiuterà a sviluppare il loro senso di autonomia e di sicurezza. Inoltre, guadagnarsi i propri spazi fin da piccoli, il proprio lettino e la propria cameretta, è un’importante conquista per ogni bambino, che aiuterà a superare più facilmente l’ansia da distacco anche in altre tappe importanti della vita, come il primo giorno di scuola, la prima gita e la prima notte fuori casa. Saranno infatti diverse le occasioni della vita in cui il bambino dovrà dormire senza la mamma o il papà: si pensi per esempio a un viaggio di lavoro di uno dei genitori, alle vacanze estive dai nonni, a quando andrà al nido o verrà affidato alle cure della baby-sitter. Se avrà imparato presto ad addormentarsi nella sua stanza anche senza la presenza di un genitore, potrà affrontare queste situazioni con più serenità e anche i genitori potranno stare più tranquilli.
Quando iniziare a dormire da soli?
Su quando sia il momento giusto per cominciare a far dormire il bambino nella propria cameretta ci sono diverse teorie: alcuni esperti di psicologia infantile sostengono che sia meglio abituarli presto, anche prima del compimento del primo anno di vita. In questa fase non sono in grado di alzarsi e camminare per andare nella stanza dei genitori e quindi, dopo i primi probabili pianti, si abitueranno a dormire da soli. I genitori dovranno armarsi di pazienza e cercare di resistere alla tentazione di correre al primo lamento del bambino, anche se sicuramente non sarà facile. Ovviamente non bisogna ignorarli e lasciarli piangere senza considerazione: basterà fare tutto con le giuste dosi e con i giusti tempi. Altre teorie sostengono che questo passaggio può avvenire in maniera più graduale, anche dopo il compimento dei 2-3 anni, sfruttando una serie di trucchi e di strategie per far sentire il bambino a proprio agio nel nuovo ambiente, ossia la sua cameretta, e aiutandolo ad affrontare in maniera meno brusca il distacco dai genitori. Per riuscire nell’intento dovrete comprendere i loro sentimenti e le loro paure e cercare di rispettare i loro tempi, senza forzarli o obbligarli a stare da soli in cameretta prima del tempo o all’improvviso. Questo li porterebbe a vivere con angoscia il momento di andare a letto e potrebbe renderli timorosi del distacco anche in altre circostanze. Vediamo insieme alcune strategie utili.
Un ambiente confortevole
Cominciamo intanto dalla camera del bambino, ossia il luogo dove dovrà dormire da solo e che dovrà diventare il valido sostituto del vostro caldo lettone. Un ottimo modo per fare in modo che i bambini si abituino a dormire nel loro lettino e nella loro cameretta, è quello di farli affezionare e abituare a tale ambiente. Rendetelo quindi bello e confortevole, con oggetti e colori a misura di bambino, e magari trascorreteci del tempo insieme a loro durante l’arco della giornata. Anche la messa a letto dovrà essere studiata a regola d’arte: la stanza deve essere calda ma non troppo, affinché il bimbo non sudi durante la notte, le coperte e il cuscino morbidi; nella stanza ci dovrebbe essere buio, in modo da conciliare il sonno e non svegliare il bimbo la mattina con le prime luci dell’alba, ma nulla vieta di lasciargli una piccola lucina. Molti bambini, infatti, si sentono rassicurati dalla presenza di una piccola luce, che gli permetta di vedere i profili degli oggetti e della stanza nel caso di risvegli notturni. Potete scegliere una lucina colorata a risparmio energetico, una lucina a timer, che si spegne durante la notte ma che gli servirà per addormentarsi tranquillo, o le lucine adesive, a forma di stelline, che potete attaccare sui mobili e sulle pareti, per rendere ancora più magica e rassicurante la cameretta dei vostri bimbi.
Il rituale della nanna
Una strategia molto utile per far abituare i bambini a dormire da soli, è quella di creare un rituale preciso e scandito attorno al momento di andare a letto. I bambini piccoli, infatti, sono molto abitudinari e il sapere cosa li attende li rassicura e li aiuta ad affrontare le situazioni e il futuro con maggiore sicurezza. Risulta quindi utile ideare una sorta di rituale o una procedura per mettere a letto i bambini, con una serie di azioni semplici che si ripetono ogni sera e che possono essere svolte anche da persone diverse dalla mamma, se non poi in futuro in autonomia dai bambini stessi. Intanto l’ideale sarebbe stabilire un orario fisso per andare a letto, cercando di mantenerlo nel tempo. Alcuni genitori cercano di tenere svegli i bambini fino a tardi, in modo da far sì che dormano tutta la notte, ma in realtà spesso questo porta l’effetto contrario: quando sono molto stanchi i bambini fanno molta più fatica ad addormentarsi e metterli a letto rischia di divenire un’impresa ardua. Stabilite quindi un orario fisso per metterli a nanna, e fate precedere la vera e propria messa a letto da una serie di gesti che ripeterete ogni sera: lavarsi i denti, mettersi il pigiama, rimboccargli le coperte, una storiella della buonanotte, un bacio sulla fronte e luce spenta. Chiaramente, in base al vostro carattere e a quello del vostro bambino, potete fare delle piccole modifiche al rituale: potete far ascoltare delle musiche rilassanti al vostro bambino, oppure cantargli voi una ninna nanna della buona notte, oppure leggergli una fiaba: l’importante è che siano azioni che potrete ripetere le notti seguenti.
I sostituti della mamma
Una volta messo a punto un efficace rituale della buona notte, il bambino si sarà abituato a essere messo a letto in questo modo e, con il tempo, potranno farlo anche altre persone diverse dalla mamma o dal papà. Per introdurre questi sostituti, conviene seguire la stessa tecnica che usano in alcuni asili: le prime volte, per aiutare i bambini ad addormentarsi senza un genitore, le mamme si fermano con le maestre per vegliare sul loro bambino fino al momento in cui non si sarà addormentato. Allo stesso modo, potete coinvolgere nel vostro rituale della buonanotte i fratelli maggiori o la babysitter, in modo che i bambini si abituino anche alla loro presenza, li eleggano a figure di riferimento, parte della loro sfera affettiva, e si affidino a loro nel momento prima del sonno. Altri sostituti della mamma e del papà possono essere gli zii o i nonni, in base alle necessità e alla struttura della vostra famiglia. Se siete spesso fuori per lavoro, sapere di poter lasciare il vostro bambino a dormire da loro, senza timori e senza problemi, vi farà stare sicuramente più tranquilli.
Il giocattolo della buonanotte
Un altro utile alleato per scacciare l’ansia e la paura e far addormentare tranquilli i vostri bambini, è quello che gli studiosi chiamano l’oggetto transizionale. Altro non è che un semplice oggetto, in genere un peluche morbido e coccoloso (potete provare a spruzzarvi su un profumo familiare come quello della mamma) o la loro bambola preferita, che i bambini possono portare nel lettino con loro per facilitare la fase di addormentamento. Lasciate quindi che siano i bimbi a scegliere l’oggetto che preferiscono e permettete loro di portarlo sotto le coperte o vicino al letto, in modo che li faccia sentire al sicuro. Quando saranno cresciuti, tale oggetto rimarrà un ricordo prezioso della loro infanzia, che potranno tenere in camera o passare ai propri figli, per aiutarli a dormire e farli sentire protetti per tutta la notte.
Giulia D’Ascanio, psicologa clinica