Avezzano. Sessantaduesimo appuntamento con Psicotime, la rubrica on collaborazione con la psicologa Giulia D’Ascanio. Se frasi come: “la gente fa schifo” o “odio tutti” caratterizzano il tuo modo di pensare, tanto da limitare la tua vita sociale, potresti essere un misantropo. La misantropia è un’avversione al genere umano. Il misantropo, però, non è come il pistantrofopo che diffida e dubita di tutti; la misantropia è caratterizzata da un’intolleranza forte e generalizzata, che prescinde dal concetto di fiducia.
Chi è il misantropo?
Il misantropo ha la tendenza ad avere atteggiamenti di superiorità e scarsa empatia nei confronti del prossimo. L’avversione del misantropo deriva da un passato connotato da esperienze di vita deludenti, tradimenti da parte di persone a cui era molto legato (in primis da parte della madre o il padre), situazioni familiari complicate, eventi traumatici (soprattutto danni arrecati da un familiare che avrebbe dovuto prendersene cura). Tutto ciò ha contribuito, nel tempo, alla formazione di una personalità tendente all’asocialità. Come? A causa di un meccanismo di difesa detto “scissione”, in cui l’individuo non riesce a far coesistere nella stessa persona aspetti negativi contemporaneamente a quelli positivi. Altra difesa implicata nella misantropia è la proiezione, meccanismo mediante il quale l’individuo associa ad altri caratteristiche proprie: noi interpretiamo sempre il mondo esterno a seconda di come ci sentiamo e a seconda del nostro vissuto; di conseguenza se ci si sente tristi, depressi, traditi e sfiduciati tenderemo a vedere nel mondo esterno solo aspetti negativi. Finiremo per assegnare connotazioni negative anche a segnali neutrali o positivi.
La misantropia potrebbe anche insorgere in risposta all’incapacità di farsi accettare dalla società. “Io rifiuto gli altri perché in passato sono stato rifiutato”. Oltre a esperienze precoci di tradimento e delusioni profonde, il misantropo potrebbe avere alle spalle una storia di emarginazione. Mentre in classe tutti facevano gruppo, il bambino non riusciva a inserirsi, veniva ignorato, escluso, emarginato; anche in questo contesto, crescendo il bambino svilupperà un carattere tendente all’asocialità. In pratica l’odio che nutri verso gli altri serve a mascherare un dolore che non hai mai elaborato. Ti serve per nascondere a te stesso una fragilità che non vuoi accettare e di cui tendi a ignorare l’esistenza. In alcuni casi la misantropia può essere la risposta alla fobia sociale. Per tutte queste ragioni, si tende a fare a meno degli altri perché se non ne hai bisogno, non corri il rischio che gli altri possano rifiutarti. Per il misantropo, infatti, la vita sociale non apporta alcun beneficio oppure, gli aspetti negativi di frequentare persone superano di gran lunga quelli positivi. Non avendo spinte motivazionali, il misantropo tende via via a isolarsi. Con l’avanzare dell’età, questa condizione potrebbe essere associata a uno stato depressivo che genera molto disagio: chi tende a denigrare tutto e tutti intorno a sé vive un forte senso di solitudine ed incomprensione. “Se le persone sono così stupide… come potrebbero capirmi o addirittura aiutarmi?”. La misantropia causa sofferenza e si auto-alimenta generando insoddisfazione, odio, rabbia, risentimento, frustrazione e ulteriore intolleranza nei confronti del prossimo. Il misantropo finisce per isolarsi dal resto del mondo. Se reputi la gente stupida e non alla tua altezza, le tue credenze vanno a tuo discapito e non a svantaggio degli altri. Sei tu che, con il tuo pensiero ti precludi tanto, escludendo l’altro dalla tua vita. Esplora, conosci, comprendi e mettiti in discussione… di certo non possono piacerti tutti e sicuramente in giro ci sono tantissime persone discutibili, ma non puoi condannarle tutte a causa di ferite passate che ti sono state inflitte da pochi.
Un misantropo, se non lavora su di sé, può vivere bene ed essere felice?
La risposta è generalmente un secco “NO!”. Il benessere psicologico è garantito dalla capacità di stringere relazioni funzionali con il prossimo. Più una persona è abile nello stringere legami funzionali, più questa sarà soddisfatta e si sentirà realizzata nella vita. È anche vero che non tutte le persone possono rappresentare un’opportunità di legame funzionale! Come premesso, le persone sono tutte diverse tra loro! Sta alle nostre abilità cognitive cogliere chi può realmente fare al caso nostro. Non sto parlando solo di una relazione amorosa ma anche di semplici legami di amicizia, rapporti umani profondi e funzionali, una vera chimera per il misantropo.
Prenditi il tempo che ti occorre e inizia a conoscerti realmente; risali alla base del tuo comportamento avversivo, comprendi ed elabora quello che ti ha creato dolore nella vita e cerca di non generalizzarlo nel presente. Davvero l’umanità intera è così malvagia o c’è qualcosa che fino a oggi ti è sfuggito?
Giulia D’Ascanio, psicologa clinica