Avezzano. Quarantunesimo appuntamento con la rubrica Psicotime, in collaborazione con la psicologa Giulia D’Ascanio. Questo articolo, per natura e intenzioni, sarà diverso dai soliti. E visto il difficile momento che la nostra comunità si sta trovando ad affrontare, mi sembrava giusto dedicare questo spazio gentilmente concesso, a degli spunti di riflessione in merito.
Si dice sempre che l’esperienza, anche se dolorosa, insegna.
Cosa sta portando alla luce, allora, questo accadimento?
- Il dolore è un sentimento universale, ma ognuno lo affronta e lo esterna diversamente: un vissuto doloroso, in quante tale, non va giudicato o sindacato; va compreso. C’è chi preferisce chiudersi in se stesso; al contrario, qualcuno riesce a condividerlo, cercando conforto nelle persone care; c’è chi piange disperatamente e chi, sperimentando tale sentimento, lo esterna con rabbia; chi lo nega o chi, invece lo vive senza filtri alcuni. Sottolineo però, che la sofferenza altrui va sempre rispettata in quanto tale, anche quando ci sembra che le modalità non siano adeguate o quando semplicemente le percepiamo differenti dalle nostre.
- Di fronte a una sofferenza comune, la solidarietà ci rende più vicini: è davvero notevole, come in queste ore la solidarietà faccia da padrona; sapere che tutti, parenti, amici, giovani, adulti, conoscenti, sconosciuti, volontari, giornalisti, soccorsi, forze dell’ordine, stiano impegnandosi concretamente o con il solo pensiero in questo caso, riesce a mettere da parte le differenze individuali ed in qualche modo ci fa sentire parte di una comunità, rendendoci più uniti. Inoltre, vedere quanto ognuno di noi contribuisca alla causa con un pensiero sui social, con un messaggio di speranza, con un incoraggiamento verso coloro i quali stanno lavorando, o semplicemente restando in silenzio a sperare, è davvero commovente. La sofferenza, quando è condivisa, può comunque far venir fuori qualcosa di bello.
- L’empatia non è un sentimento che tutti hanno: empatizzare vuol dire banalmente riuscire a mettersi nei panni di una persona; purtroppo, non tutti sanno provare empatia, nemmeno nei momenti di sofferenza. Ne sono prova le parole poco gradevoli nei confronti dei protagonisti, ma anche verso chi con impegno si occupa della vicenda; così come delle fake news che sono state messe in circolo durante queste ore.
- Di fronte un’urgenza emotiva o concreta, altri problemi sembrano contare meno: per chi sta vivendo in prima persona questo dolore, o chi ne è particolarmente coinvolto (emotivamente o concretamente), la problematica Covid-19, sembra essere meno preoccupante; per un momento è come se tamponi, vaccino e paura del contagio, si siano messi da parte.
Si ringrazia ogni persona che si sta occupando del caso e sono emotivamente vicina alle persone coinvolte in prima linea nella vicenda.
Giulia D’Ascanio, psicologa clinica