Avezzano. Ventiseiesimo appuntamento con Psicotime, la rubrica in collaborazione con la psicologa Giulia D’Ascanio. Il linguaggio del corpo è una delle forme di comunicazione umana più potente. La componente non verbale (quindi tutto ciò che comunichiamo senza l’uso delle parole) costituisce oltre il 65% della comunicazione complessiva, ed è praticamente universale. Conoscerla, significa dunque poter comunicare meglio con il mondo esterno.
Sono moltissimi gli studi condotti al fine di interpretare il significato dei nostri gesti quotidiani, consapevoli e non; alcuni di essi sono di carattere universale e unitamente alla componente verbale, possono comunicarci molto di più rispetto alle singole parole.
Andiamo nello specifico, partendo dagli occhi e riportando solo alcuni tra gli innumerevoli indicatori:
- Contatto visivo: nella maggior parte dei casi, un buon contatto visivo è un segnale che va interpretato positivamente. Un interlocutore che ti risponde guardandoti direttamente negli occhi dimostra attenzione e interesse; al contrario, se distoglie più volte lo sguardo è possibile che sia distratto da altri pensieri, che si annoi o che voglia nascondere i propri sentimenti. Mantenere però il contatto visivo con i tuoi interlocutori troppo a lungo, può essere interpretato come un segnale di minaccia e può far provare disagio, imbarazzo o addirittura incutere timore.
- Battito delle palpebre: battere le palpebre è un movimento naturale che facciamo centinaia di volte al giorno. Diventa però un segnale interessante quando è più rapido o meno frequente del solito. In generale chi è nervoso tende a sbattere le palpebre più rapidamente; al contrario, le persone che hanno lo sguardo “fisso” su di te e che sbattono le palpebre di rado, potrebbero star controllando e sopprimendo le loro emozioni.
- Dimensioni della pupilla: la dilatazione della pupilla è un segnale di comunicazione non verbale davvero molto sottile. Quando non è influenzata dalla luce, infatti, la pupilla tende a dilatarsi per interesse e/o eccitazione sessuale.
Passiamo ora alla bocca:
- Sorriso: quando è genuino, il sorriso si irradia in tutto il viso: gli angoli delle labbra si sollevano, spingendo le gote verso l’alto e facendo comparire diverse piccole rughe d’espressione, dagli angoli della bocca verso il naso e verso le estremità degli occhi. Al contrario, quando il sorriso è falso, ti accorgi subito che non c’è corrispondenza tra i movimenti delle diverse parti del viso, e i muscoli delle guance risultano contratti. Un sorriso inoltre può essere usato anche per esprimere sarcasmo o cinismo, e in questi casi a sollevarsi sarà solo un angolo delle labbra. Infine, quando una persona sorride a bocca chiusa, il suo potrebbe essere un tipico sorriso di circostanza o di timidezza, oppure nascondere una velata rabbia.
- Labbra increspate: stringere le labbra è un indicatore di avversione, disapprovazione o sfiducia. Ci mordiamo le labbra quando siamo preoccupati, ansiosi o stressati. Mordicchiarsi il labbro inferiore è anche un gesto di stampo infantile che dimostra insicurezza
Approfondiamo cosa possono comunicarci le nostre mani, braccia e gambe:
- una persona a proprio agio muoverà le mani con gesti ampi e frequenti, mentre la gestualità sarà contratta in caso di insicurezza ed emozioni negative. Se notiamo i palmi verso l’alto, essi rappresentano massima disponibilità, mentre chiusi a pugno rivelano fastidio e aggressività nei confronti di una persona o di una situazione.
- nascondere le mani dietro la schiena, in tasca, sotto il tavolo o sotto qualche altro oggetto significa che non vogliamo rivelarci completamente all’interlocutore; intrecciarle vuol dire tensione.
- distendere le braccia e fare gesti ampi è un segnale di buona autostima; di riflesso, tenere le braccia vicine al corpo può essere visto come un gesto per “farsi piccoli” e sottrarsi all’attenzione; incrociate indicano una persona sulla difensiva, ma in questo caso più che mai, il contesto è essenziale: potrebbe trattarsi solo di un po’ di freddo.
- per quanto riguarda invece le gambe incrociate queste indicano quasi sempre chiusura o bisogno di privacy.
Giulia D’Ascanio, psicologa clinica