Avezzano. Quindicesimo appuntamento con Psicotime, la rubrica in collaborazione con la psicologa Giulia D’Ascanio.
Per definizione, con il termine pettegolezzo s’intende una serie di chiacchiere inopportune e malevoli nei confronti di un’altra persona, per di più fatte alle sue spalle. Se anticamente, il pettegolezzo aveva una funzione adattiva, per scegliere di chi potersi fidare e per creare rapporti utili alla sopravvivenza, oggi invece sembra essere diventata una pratica dal dubbio valore etico.
In linea generale, le persone pettegole sono solite avere un mondo interiore molto limitato. Per questo, le loro conversazioni sono prettamente incentrate su aspetti esterni.
Il mondo che ci circonda è generalmente un riflesso del nostro ”Io interiore”. Quanto più ricco è quest’ultimo, tanto più lo sarà il nostro ambiente circostante. Nella maggior parte dei casi, sparlare è un modo di scappare dai propri problemi, non risolverli e preoccuparsi più dell’ambiente circostante: “tanto più lo scredito, tanto meno io mi sento inferiore ad esso”. È il loro meccanismo di difesa.
Uno degli aspetti più curiosi, è che sono rare le volte in cui i pettegoli riconoscono di esserlo. Queste persone non hanno questa considerazione di sé. Di fatto, sono convinte del contrario. Scendendo nel dettaglio però, ci sono alcune motivazioni psicologiche alla base che rinforzano questa condotta.
Vediamo quali sono i bisogni che si soddisfano e i vantaggi sociali che si ottengono tramite il pettegolezzo:
- Bisogno di ridurre la tensione: innanzitutto, consente di sentirsi al sicuro. Parlare male di qualcuno che ha “sbagliato”, dà la percezione di poter stare tranquilli e nel “giusto”.
• Bisogno di rafforzare i legami: sparlare di qualcuno che è mal visto da entrambi, crea una forte alleanza contro il “nemico” comune.
• Bisogno di sentirsi il più forte: se sono io a parlare male degli altri, do l’idea a me stesso di essere al di sopra di quella persona.
• Bisogno di far parte del gruppo: a volte capita di parlare a sproposito di qualcuno che neanche effettivamente si conosce ma, per essere inclusi, ci si adegua all’argomento comune.
• Bisogno di mantenere i contatti: chiedetevi quante relazioni non hanno alcuna base, se non quella di parlare male di qualcuno? In questi casi il pettegolezzo diventa uno strumento per mantenere alcuni tipi di rapporti.
• Bisogno di autostima: può sembrare assurdo il fatto che una persona che parli male di altri e che sembri pertanto sicura di sé, sia poi in realtà una persona con un’autostima molto bassa.
• Bisogno di attirare attenzione: con un’analisi più accurata, risulta evidente quanto sminuire gli altri sia un modo per far risaltare la propria persona.
Se sospettate che una persona sia pettegola, la prima cosa da fare è osservare. Dopo, potete porvi due domande: Perché mi sta raccontando questo? Perché me lo dice? Inoltre, se la situazione ve lo permette ed è prettamente necessario, potete rivolgere delle domande al diretto interessato per comprendere se ci siano degli storici aspri tra di loro. In ogni caso, fidatevi sempre del vostro istinto, delle vostre consapevolezze, di fatti che siano stati comprovati come reali.
Infine, se non volete rientrare nella categoria di chi usa pettegolezzi, evitate semplicemente di diffonderli!
Giulia D’Ascanio, psicologa clinica.