Avezzano. Danni da cinghiali: Confagricoltura presenta una denuncia alla Procura della Repubblica contro l’inadempienza degli uffici provinciali e regionali. “Negli ultimi anni si è verificato l’aumento numerico della specie cinghiale, a causa dell’introduzione di soggetti provenienti dall’est Europa, che, trovando condizioni ambientali favorevoli ed in assenza di predatori naturali, si è riprodotta in modo considerevole”, hanno commentato gli esponenti Vinicio Blasetti, presidente sezione Zootecnica di Confagricoltura e Stefano Fabrizi, direttore Confagricoltura L’Aquila, “l’aumento numerico è tale che in assenza di risorse trofiche sufficienti, detti animali utilizzano le produzioni agricole per alimentarsi con gravissimi danni per gli agricoltori. La specie cinghiale, come tutti gli animali selvatici, è “bene indisponibile dello Stato”, la relativa competenza è quindi assegnata alla Regione Abruzzo, fatte salve le aree protette di competenza invece ministeriale. La Regione esercita la competenza attraverso espressa delega attribuita alle Provincie o, territorialmente, a riserve e/o aree protette da essa riconosciute. La Provincia dell’Aquila attraverso gli uffici “caccia” ed “agricoltura” deve assolvere a tutte le attività relative alla prevenzione ed controllo della specie cinghiale. Tali attività consistono nel censimento numerico e nella adozione di misure dirette ed indirette (recinzioni di varia natura, coltivazioni a perdere, alimentazione dissuasiva) atte a contenere il numero e ridurre i danni alle coltivazioni. Nella delega regionale è previsto che, in caso di danni da animali selvatici, le aziende agricole possono richiedere gli indennizzi con specifica domanda inoltrata alla Provincia che alla fine dell’istruttoria richiede alla Regione le somme necessarie ai risarcimenti. I danni per le aziende agricole non sono causati soltanto dai cinghiali, ma anche da cervi caprioli tassi e lupi, per dire i più attivi. Confagricoltura l’Aquila negli anni ha attivato e proposto tavoli di confronto con l’intento di trovare una soluzione al problema, non ultimo è stata costretta ad organizzare due manifestazioni davanti alla sede del Consiglio Regionale la prima in data 25/05/2014 per sollecitare l’approvazione del piano per il contenimento degli ungulati, la seconda in data 5/5/2015 per sollecitare Regione e Provincie alla sua applicazione ed al pagamento dei danni pregressi. Facciamo presente che dal 2012 la mancata gestione, con misure di prevenzione, delle popolazioni di selvatici ha prodotto, solo nella provincia dell’Aquila, un aggravio dei danni che sono saliti dai circa 280.000 del 2012 ai 350.000 del 2013, ai 450.000 del 2014, si consideri che nel 2013 e 2014 sono state attuate delle modeste e tardive attività di abbattimento selettivo, come previsto dalle norme, ottenute solo attraverso azioni insistenti nei confronti degli uffici provinciali. Per tutti questi danni la Regione, a fronte degli accertamenti effettuati dalla provincia, ha provveduto a pagare soltanto parte delle somme accertate, nello specifico, le aziende attendono le somme residuali dal 2010 (e.ca 50%) in poi, fino al 2014 per il quale attendiamo le intere somme dovute. Ci risulta che numerosi agricoltori hanno iniziato azioni legali nei confronti della Regione per ottenere il risarcimento integrale dei danni subiti ed accertati. Nel 2015 la Provincia dell’Aquila, contrariamente a quanto fatto dalle provincie di Pescara, Teramo e Chieti, non ha avviato alcun intervento di prevenzione, nonostante i ripetuti solleciti di questa Organizzazione, di numerosi ATC, di numerosi Comuni e non ultimo della Direzione del Dipartimento Regionale Agricoltura, che, a tale proposito, ha organizzato uno specifico incontro, cui la provincia dell’Aquila non ha partecipato. Tutto ciò in contrasto con il Decreto 27 maggio 2014, n. 5 – Regolamento per la gestione faunistico – venatoria degli ungulati che, all’art. 1 comma 21, impone alle provincie la predisposizione del piano quinquennale di gestione del cinghiale”. Per questi motivi i responsabili di Confagricoltura hanno denunciato: “il comportamento omissivo dell’amministrazioni della Provincia dell’Aquila per la mancata adozione: dei piani di prevenzione, per i quali la stessa provincia percepisce apposite risorse economiche da parte della Regione e dei piani di controllo previsti dalle leggi. Il comportamento omissivo della Regione Abruzzo, per il mancato controllo sull’effettivo esercizio delle attività delegate alle province. Tali comportamenti omissivi sono causa di: danni economici che ricadono sulle aziende agricole che, considerato gli insufficienti risarcimenti, sono costrette ad avviare azioni legali di rivalsa nei confronti della regione. Danno all’erario e danni ambientali all’ecosistema e alla biodiversità”.