Avezzano. Un aviatore, Fanni, ed un astronomo, Doc, si ritrovano a viaggiare insieme sullo sgangherato trabiccolo dello stralunato Fanni. L’aereo, però, precipita proprio in pieno deserto ed i due strani compagni di viaggio si ritrovano a dover passare la notte in un ambiente inizialmente ostile, ma poi sempre più magico e coinvolgente.
L’assurda situazione mette in moto, dunque, un processo di rimembranze, visioni e strani incontri, che fanno scoprire a ciascuno dei due nuove possibilità di affrontare la vita e sé stessi, abbandonando le troppe infrastrutture che spesso ci si costruisce addosso e tornando ad essere più veri e più soddisfatti di sé. Come per magia proprio a questo punto l’aereo ricomincia a funzionare ed i due nuovi amici possono tornare a casa… felici di essersi persi tra le stelle.
Il volo, il viaggio, le stelle, la notte, il sogno, la magìa, i mutamenti delle cose e di noi stessi, sono stati i temi che abbiamo affidato ai protagonisti, l’aviatore e l’astronomo, due figure un po’ comiche di un essere adulti «a tutto tondo», a cui fanno da controfigura il Lampionaio e l’Ubriacone, due aspetti di un’umanità sciocca e abbandonata a sé stessa. Il tema del viaggio si articola in tre fasi: la caduta in mezzo al deserto, il sogno che tutto trasforma e il ritorno.
Nel viaggio fantastico diventa possibile uscire da sé stessi e abbandonarsi al meraviglioso senza la preoccupazione di non essere più credibili. Il ritorno, allora, non è più solo questo, ma l’inizio di un nuovo viaggio verso la propria quotidianità che non è più possibile vivere nello stesso modo di prima: la rete di certezze razionali si è lacerata, lo sguardo bambino ripristina la propria dignità e autenticità. Il groviglio fiabesco diventa un po’ il segno di un rito di passaggio, un segno che accompagna a casa ogni nostro spettatore