L’Aquila. Le associazioni Stazione Ornitologica Abruzzese (SOA), Salviamo l’Orso e LNDC Animal Protection hanno presentato un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale dell’Aquila contro le delibere con cui la Giunta e il Consiglio regionale d’Abruzzo hanno deciso di prorogare fino al 2027 la validità del Piano Faunistico Venatorio Regionale (PFVR), in scadenza nel 2025. Secondo i ricorrenti, la proroga sarebbe illegittima, in quanto adottata senza le necessarie valutazioni ambientali e senza aver rispettato le norme sul monitoraggio faunistico previste dalla legge.
Il Piano Faunistico Venatorio è lo strumento di riferimento per la gestione della fauna selvatica e per legge ha una durata di cinque anni. Alla scadenza, la Regione avrebbe dovuto elaborare un aggiornamento basato su nuovi dati scientifici e ambientali. Invece, ha optato per una proroga automatica, “senza alcuna analisi delle variazioni intervenute negli ecosistemi e nelle popolazioni animali”, come già chiarito in precedenza anche dal Consiglio di Stato. Nel 2020, il Piano era stato sottoposto a Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA) e a Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Le associazioni sostengono che la proroga avrebbe dovuto comportare una nuova valutazione o quantomeno il riesame da parte del Comitato VIA regionale, cosa che non è avvenuta.
Gli avvocati Michele Pezone e Herbert Simone, che assistono le associazioni, hanno sottolineato come “i giudici dovranno valutare se le violazioni commesse possano compromettere la validità della proroga. Tuttavia, è evidente che la Regione ha mostrato gravi lacune procedurali e sostanziali, limitandosi a poche righe per affermare che non siano intervenuti cambiamenti ambientali rilevanti negli ultimi cinque anni”. Una tesi, aggiungono, smentita dai dati scientifici più recenti su specie chiave come l’Orso bruno marsicano, il Nibbio reale e l’Aquila reale, che evidenziano criticità importanti, tra cui la contaminazione da piombo di origine venatoria riscontrata in diversi rapaci. “È necessario adottare misure più severe e un monitoraggio reale sull’uso delle munizioni atossiche”, hanno ribadito, ricordando anche “la presenza sempre più frequente dell’Orso bruno in aree cruciali come l’Olmo di Bobbi e il Piano delle Cinque Miglia, che richiederebbero strategie di tutela aggiornate e coerenti”.
La presidente di LNDC, Piera Rosati, ha criticato la mancanza di visione ambientale della Regione: “Dal 2020 al 2024 in Abruzzo sono stati cementificati oltre 1.300 ettari di suolo, l’equivalente di più di mille campi da calcio. Come si può sostenere che non sia cambiato nulla? Ogni ettaro sottratto alla natura è un habitat perduto, con effetti diretti e indiretti sulla fauna”. Per Augusto De Sanctis, referente tecnico della SOA, la proroga del Piano evidenzia “l’ennesima inadempienza regionale sul fronte del monitoraggio. Il Piano imponeva di raccogliere e pubblicare annualmente dati su 40 indicatori ambientali – dalla consistenza delle specie all’uso del piombo – ma quasi nulla è stato fatto in cinque anni. La fauna è un patrimonio collettivo, non esclusivo dei cacciatori”.
Infine, Stefano Orlandini di Salviamo l’Orso ha richiamato l’attenzione sull’importanza della tutela dell’orso marsicano: “La sua recente espansione verso nuove aree rappresenta un segnale positivo che merita attenzione e misure mirate. Ignorare questo aspetto nel Piano faunistico sarebbe un grave errore, proprio ora che la Regione ha destinato fondi importanti alla conservazione della specie”.
Il caso riporta al centro il tema della gestione sostenibile della fauna e degli habitat naturali in Abruzzo, una regione che ospita specie uniche ma anche forti pressioni antropiche. L’esito del ricorso al TAR sarà determinante per stabilire se la proroga del Piano Faunistico Venatorio potrà restare in vigore o dovrà essere annullata per mancanza di basi scientifiche e ambientali aggiornate.








