Avezzano. Gestivano una cooperativa e promettevano permessi di soggiorno agli immigrati in cambio di soldi grazie a false assunzioni. I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Avezzano hanno dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misure cautelari, nei confronti di due persone, S.I. una professionista di 39 anni di Avezzano attualmente detenuta per altra causa e S.K. di 43 anni – di origini straniere ma residente da alcuni anni in Avezzano, consistenti nel divieto temporaneo all’esercizio dell’attività di impresa tramite una società cooperativa con sede in Avezzano e allo svolgimento di uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese per il periodo di mesi due. Il provvedimento cautelare, è stato emesso dal gip del Tribunale di Avezzano, Paolo Andrea Taviano, su richiesta del Procuratore della Repubblica di Avezzano, Vincenzo Barbieri, che ha assunto la direzione delle indagini dopo il trasferimento all’Aquila di Stefano Gallo che, in relazione agli elementi acquisiti dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Avezzano, aveva avviato, a suo tempo, le indagini preliminari con l’apertura di un “fascicolo”. Le indagini a riguardo, avviate già da diversi mesi dai militari dell’Arma, sono finalizzate ad acquisire elementi in ordine ai “flussi migratori” di cittadini extracomunitari e ciò in considerazione delle consistenti comunità oramai presenti in quasi tutti i comuni ricadenti nel comprensorio territoriale del “bacino del Fucino” in conseguenza della particolare vocazione agricola dell’area. E infatti, le indagini, nel corso delle quali sono stati acquisiti molteplici riscontri documentali e dichiarazioni di persone informate sui fatti, ha fatto emergere l’attività, posta in essere da alcune persone e quindi non solo da quelle destinatarie della misura cautelare in argomento, le quali, anche mediante falsi documentali e ingenerando una falsa prospettazione della realtà nelle numerose parti offese, tutte cittadini extracomunitari in prevalenza di origini marocchina e pakistana, desiderose di ottenere un agognato permesso di soggiorno in Italia, hanno ricevuto un corrispettivo in denaro, pari in alcuni casi accertati, ad alcune migliaia di euro. In pratica, dalla copiosa documentazione acquisita e dai riscontri successivi, è emersa l’esistenza di numerose pratiche afferenti la “regolarizzazione” di extracomunitari (allo stato circa una quarantina) mediante l’assunzione degli stessi presso “fittizi” datori di lavoro, proprio in considerazione che quest’ultimi hanno dichiarato di non aver mai avviato pratiche di assunzione degli extracomunitari indicati e, pertanto, di non aver mai sottoscritto la documentazione posta a sostegno delle relative pratiche presentate presso l’apposito “sportello” della Prefettura di L’Aquila a cura della “agenzia”, non conosciuta dai presunti “datori di lavoro” gestita dalla società cooperativa destinataria, insieme alle persone indicate che la gestiscono, della misura cautelare in argomento. Le indagini continuano per delineare tutti gli aspetti della vicenda e per evitare che altre persone possano approfittare dello stato di bisogno degli extracomunitari che desiderano di vedere regolarizzata la propria permanenza sul territorio italiano.