Avezzano. “La Marsica non è un Bancomat, la Regione riattivi risorse e iter del progetto atteso da anni”. È netta e chiara la posizione del capogruppo del Pd in consiglio regionale, Silvio Paolucci, del segretario provinciale Pd Francesco Piacente, Lorenza Panei, della coordinatrice Pd di Avezzano, Anna Paolini, Ermanno Natalini, responsabile Pd provinciale per l’Agricoltura. Questa mattina, infatti, si è tenuta una conferenza stampa nella sala conferenze del Comune di Avezzano incentrata sul taglio fondi da parte della Regione Abruzzo al progetto irriguo del Fucino.
Il definanziamento. “L’opera è ferma”, spiegano, “perché la Regione Abruzzo, con una decisione adottata nel mese di luglio 2020 da parte della Giunta, ha deciso di avvalersi della possibilità messa a disposizione dal “Decreto Rilancio” per riprogrammare alcuni dei fondi Europei nelle disponibilità della Regione per impiegarle al contrasto dell’emergenza Covid-19. Attraverso questa decisione adottata dalla Giunta regionale con la Delibera n. 416/2020, 46,5 milioni stanziati dal Masterplan della precedente Giunta regionale e connessi al progetto di realizzazione della rete irrigua a pressione della Piana del fucino, pari al 93% dei 50 milioni delle risorse inizialmente assegnate, sono state riprogrammate per fronteggiare l’emergenza sanitaria, economica e sociale conseguente alla circolazione del virus SARS-cov-2”.
L’interrogazione. “Nel mese di maggio 2021”, sostengono, “come Pd in Regione abbiamo depositato un’interrogazione consiliare indirizzata al Giunta regionale e sottoscritta dai consiglieri Paolucci, Pietrucci, Pepe e Blasioli per sapere che fine avessero fatto le risorse e, soprattutto, se i fondi erano tornati nella disponibilità della Regione Abruzzo e, dunque, dei soggetti attuatori per proseguire l’iter di cantierizzazione di un’opera strategica per il Fucino e l’agricoltura abruzzese. Nello stesso documento abbiamo chiesto di conoscere in che modo queste risorse oggetto di definanziamento dell’opera sono state utilizzate, per capire l’urgenza della delocalizzazione di stanziamenti che avrebbero potuto fare il loro corso, insieme alla realizzazione dell’opera”.
“Finalmente”, precisa il capogruppo dem Paolucci, “dopo il sollecito effettuato alla Presidenza del Consiglio regionale, la Giunta ha trasmesso il riscontro alla nostra interrogazione. E contrariamente alle continue rassicurazioni che gli esponenti della Giunta lenta continuano a pronunciare sulla stampa e nei territori alla presenza dei Sindaci e degli Amministratori, il quadro che emerge ci lascia basiti da un lato e preoccupati dall’altro, perché dalla documentazione ricevuta, scopriamo che solo una parte dei 46,5 milioni di euro sono stati impiegati per azioni di contrasto all’emergenza, mentre gli altri sono stati utilizzare a mo’ di bancomat per misure che poco o nulla hanno a che vedere con l’emergenza sanitaria che ha investito la nostra regione”.
“Ora il dubbio è che l’emergenza sia stata il pretesto per recuperare risorse per finanziare altre azioni sul territorio regionale, a danno del territorio marsicano, ipotecando in questo modo il futuro e la ripresa di un comprensorio che rappresenta il volano dell’economia agricola regionale”, continua l’esponente regionale di centrosinistra, “la verità è che nonostante ripetute promesse che le somme sarebbero state reimpiegate a breve, le risorse per l’impianto irriguo torneranno nella disponibilità dei soggetti attuatori, così come dichiarato da autorevoli esponenti della maggioranza regionale, con il prossimo ciclo di programmazione 2021/2027, che però la nostra Regione ad oggi tiene ancora ferma al palo”.
L’impiego delle risorse definanziate. “Dalla risposta alla nostra interrogazione, oggi, sappiamo che sul reimpiego dei 46,5 milioni dell’impianto irriguo sono state dette solo bugie, che quei fondi sono tutt’altro che arrivati e sono stati distolti ma non per finanziare opere che la Marsica aspetta da anni. Parte di essi è stata erogata, fra l’altro, per carte di viaggio, a sostegno di compagini sportive e per finanziare interventi che avrebbero potuto essere coperti con fondi diversi da quelli”, conclude Paolucci, “ma soprattutto non sottratti a opere importanti come quella irrigua, di cui non si conosce ancora né cronoprogramma, né ripartenza e su cui ci auguriamo non si faccia più inutile propaganda”.