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Progetto irriguo del Fucino da 50 milioni, Forum H2O: gravissime criticità e irregolarità

Redazione Abruzzo di Redazione Abruzzo
12 Aprile 2025
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Avezzano. Progetto irriguo del Fucino da 50 milioni di euro, associazioni “nelle carte fatti gravissimi a partire dallo stato attuale delle concessioni per l’utilizzo di acqua”.

 

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SOA, Forum H2O e Martello del Fucino “obiettivo dichiarato del progetto diminuire l’estrazione di acqua dalla falda profonda ma alla fine lo aumentano: volevano captare da sorgenti e dal fiume Giovenco ma lì l’acqua non c’è. Manca pure il bilancio idrico della Piana”. Accertate numerose irregolarità e incongruenze, avviata ulteriore acquisizione di documenti attraverso un accesso agli atti. Associazioni “pronti a rivolgerci anche ai magistrati, pure contabili, progetto che fa acqua da tutte le parti da bocciare prima e da rivedere profondamente poi. Puntare sulla riduzione della domanda di acqua, su colture meno idroesigenti”

 

“Il Forum H2O, la Stazione Ornitologica Abruzzese e Il Martello del Fucino hanno depositato dettagliate osservazioni sul progetto ARAP-Consorzio di Bonifica da 50 milioni di euro per l’irrigazione del Fucino evidenziando fatti gravissimi soprattutto per quanto riguarda la reale rappresentazione dello stato di fatto e in particolare l’effettiva disponibilità della risorsa idrica, l’effettivo perseguimento degli obiettivi ambientali dichiarati, in primis la riduzione del prelievo dalla falda profonda con i pozzi e le criticità ambientali del Fiume Giovenco e delle due sorgenti coinvolte, Boccione e Restina, che verrebbero ulteriormente aggravate.  Ricordiamo che il progetto prevede la costruzione di una piccola vasca di raccolta di acqua presso la sorgente Boccione che si aggiungerebbe a quella già esistente (Venere). In queste convergerebbe la risorsa idrica captata dal Fiume Giovenco, da almeno due sorgenti (Restina e Boccione) e da numerosi pozzi, con impianti di sollevamento che metterebbero in pressione l’acqua per spingerla in una nuova rete irrigua con circa 233 km di tubazioni realizzata sulla metà orientale della Piana (su poco più di 5.000 ettari sui 12.000 totali)”.

 

“Le tre organizzazioni hanno fatto presente agli enti ben 16 criticità principali degli elaborati tecnici e del procedimento amministrativo che restituiscono un progetto carente, contraddittorio, caotico e a tratti surreale con numerose ed evidenti irregolarità. Intanto l’intervento punta su acqua “fantasma”, cioè che non c’è. Si dichiara una disponibilità di acqua dal fiume Giovenco per il 15% e da alcune sorgenti per il 21% della portata complessiva necessaria per poi dover ammettere, solo dopo le osservazioni dei cittadini, che i monitoraggi fanno emergere in maniera incontrovertibile che questa acqua non c’è. Chiedono 600 l/s per il Fiume Giovenco ma nell’estate 2024 il fiume avrebbe potuto dare 0 l/s perché era sotto il Deflusso Minimo Vitale. Per le due sorgenti chiedono 475 l/s ma poi adesso ammettono che, se va bene potranno captare da 28 a 218 l/s al massimo, dal 6 al 46% delle intenzioni iniziali a seconda dello stato delle due sorgenti. Questo costringe a dover ripuntare sull’estrazione di acqua dalla falda profonda con pozzi. Basterà dire che dal 2007 il Consorzio ha una concessione per estrarre 2.510 l/s da pozzo per servire i 12.000 ettari dell’intera Piana del Fucino. Ora ne vuole captare, sempre da pozzo, 3.340 l/s prevedendo pure, in emergenza, di deviare sulla nuova rete che serve una parte della Piana l’acqua dei pozzi di Trasacco e di Celano.

 

Costretti dalle osservazioni, il Consorzio e l’ARAP ammettono clamorosamente anche l’esistenza di pozzi senza alcuna concessione (!) per portate assai rilevanti, di oltre 400 litri al secondo complessivi (basterà dire che dal Gran Sasso la città dell’Aquila capta questa quantità per scopi idropotabili). La realizzazione di queste opere, pozzi con concessione del 2007 e pozzi senza concessione, non sembra essere stata assoggettata a V.I.A. nonostante le previsioni di legge vigenti da oltre venti anni, cosa che, se accertata, determinerebbe l’obbligo di procedere con una procedura di V.I.A. a sanatoria postuma (con relative sanzioni). Su questo aspetto le associazioni hanno attivato anche un accesso agli atti presso il Genio Civile per avere il quadro dettagliato e reale delle concessioni – visto che su alcuni pozzi ci sono pure agli atti dichiarazioni discordanti – e dei relativi canoni pagati finora. Nei documenti da un lato si dichiara che la pre-esistente captazione del Giovenco, di cui ora si richiede la nuova concessione, è scaduta nel 2017; dall’altro che nel 2024 è stata prelevata acqua. Tra l’altro i dati di monitoraggio del 2024 fanno emergere singolari diminuzioni di portata da monte a valle di decine di litri al secondo in piena estate addirittura quando il fiume era sotto il Deflusso Minimo Vitale, cioè in uno stato assolutamente sofferente.

 

Le associazioni bollano come assurdo il recente parere dell’Autorità di Bacino, visto che lo stesso documento tiene a precisare che i valori di portata dichiarati disponibili non sono supportati “da adeguati dati di monitoraggio e da conseguenti analisi statistiche/idrologiche”. Scrive inoltre che “le suddette considerazioni di bilancio della risorsa non risultano supportate da un adeguato monitoraggio quantitativo delle risorse idriche e neanche da studi aggiornati di bilancio idrico/idrologico/idrogeologico che tengano conto dei cambiamenti climatici in corso”. L’Autorità peraltro non si è neanche accorta dei dati di portata discordanti dei pozzi per i quali viene richiesta la concessione. Non ha commentato i – pochi – dati dei monitoraggi che comunque fanno emergere l’incongruenza della proposta progettuale. Non ha considerato pozzi a Luco dei Marsi e Avezzano, pure presenti nelle carte nonché la questione di una captazione della sorgente di Ortucchio che appare e scompare negli elaborati progettuali con valori di portata assolutamente fantasiosi e discordanti (da 0 a 250 l/s!). Nonostante queste clamorose carenze, su questioni del tutto centrali e preliminari per qualsiasi progettazione che poi possa avere un senso, il parere diviene magicamente favorevole con la mera prescrizione di redigere – dopo il progetto! – quel bilancio idrico che dovrebbe in realtà fungere da base.  Non è stato neanche esaminato l’effetto cumulo: quanti altri pozzi ci sono nel Fucino, di privati e aziende? Per quali usi? Con quali portate?

 

Il progetto così com’è non può che essere archiviato. Le problematiche emerse rendono necessario l’avvio di una ricognizione sulla reale situazione di pozzi e derivazioni, prima di poter ripresentare un nuovo progetto coerente con gli obiettivi dichiarati. Proposta che da un lato faccia emergere in maniera trasparente anche tutte le situazioni di irregolarità da sanare e dall’altro assicuri un uso realmente sostenibile della scarsa risorsa idrica agendo in primis sulla domanda e non puntando solo sull’offerta. Ciò anche in considerazione degli ultimi studi scientifici che pongono seri dubbi sulla possibilità di ricorrere al riuso delle acque reflue per via della presenza di microplastiche e patogeni che si rischierebbe di diffondere sui campi. Servono colture meno idro-esigenti di quelle, come il mais, considerate nel progetto per calcolare le necessità idriche.  L’acqua del Fucino non è infinita ed esistono limiti naturali evidenti di cui tener conto. Non è la Natura a doversi adattare a noi ma il contrario. La crisi climatica sta solo esacerbando fenomeni di cui da tempo del Fucino si cerca in ogni modo di non prendere atto nascondendo la polvere sotto al tappeto per mantenere uno status quo insostenibile”.

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