Avezzano. Puntuale, come ogni anno di questo periodo, assistiamo al ritorno della processionaria tra i pini e le conifere della nostra città.
E, con essa, quasi con precisione svizzera, le inevitabili polemiche che tale fenomeno è capace di provocare. L’intervento dell’amministrazione, a firma dell’assessore all’ambiente Crescenzo Presutti, è stato puntuale anche se non del tutto risolutivo per una molteplicità di fattori che, concomitanti, danno un quadro d’insieme più complesso da gestire.
“La rimozione dei nidi alla pineta è stata fatta nei giusti tempi e con la giusta tempestività, dichiara Presutti, e la ditta specializzata che si è occupata di combattere la processionaria, ci ha assicurati di aver tolto l’80% delle presenze riscontrate. Il 20% restante non è frutto di negligenza o mancanza di volontà ma semplicemente perché, essendo i nidi di varie dimensioni, qualcuno di questi può essere sfuggito all’occhio umano”.
Discorso analogo vale per il monte Salviano che, per vastità di territorio, presenta un numero di pini maggiore rispetto alla pineta. Evidenti e oggettive le difficoltà, quindi.
“Abbiamo rimosso ogni nido tra gli alberi che accompagnano la strada principale, dalla base della montagna fino al Santuario. Ma qui il discorso è diverso: pensare di debellarla ovunque è impossibile, si tratta di una zona verde troppo ampia che non può essere controllata del tutto”.
Inevitabile, a questo punto, soffermarci su un altro aspetto della vicenda che troppo spesso viene trattato con superficialità e scarsa concretezza. Purtroppo.
Ci riferiamo ai privati, a coloro i quali nei propri giardini hanno pini o alberi capaci di ospitare la processionaria. E qui il discorso è diverso. “Se un’amministrazione comunale ha il preciso obbligo e dovere di affrontare con decisione e perentorietà il fenomeno in questione, ciò non vuol dire che il cittadino possa scrollarsi di dosso l’onere di fare altrettanto”, prosegue l’assessore all’ambiente.
E’ pacifico, infatti, che la presenza di questo insetto non è localizzata solo ed esclusivamente nelle due aree sopra citate ma potenzialmente si annida in qualsiasi habitat dove vi è un pino capace di ospitarla. Ecco, quindi, che le abitazioni private non sono esenti da tale responsabilità. Non di rado in questi giorni è capitato di imbattersi in quattro, cinque o anche più presenze di questi animaletti lungo i marciapiedi dove sorgono le abitazioni. Testimonianza diretta di come l’opera di disinfestazione e, quindi, di rimozione dei nidi, probabilmente non è stata compiuta.
Questa lacuna e omissione andrebbe analizzata e risolta – nei limiti del possibile – con una maggiore sinergia tra le parti: il pubblico e il privato.
Studiare – giusto per fare un esempio – delle convenzioni che garantiscano al cittadino di poter accedere a un servizio di disinfestazione a un prezzo ridotto e agevolato potrebbe essere una soluzione. Una tra le tante, beninteso. Non l’unica. Perché, se da un lato vi è l’onerosità che tale operazione può comportare, dall’altro lato vi è la fastidiosa inerzia di chi, non essendone toccato e nuociuto in prima persona, decide di restare inerme di fronte al fenomeno che può provocare seri danni. Agli animali, alle piante e anche all’essere umano.