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Previsioni nere nella Regione Abruzzo: Pil in calo del 2 per cento

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
11 Maggio 2012
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L’Aquila. Secondo il rapporto di Unioncamere diffuso in occasione della Decima Giornata dell’Economia, nel 2012 il Pil dell’Abruzzo scenderà del 2% (ci sarà un piccolo aumento solo nel 2013 fino allo 0,3%). Calano anche le spese per i consumi delle famiglie, che subiscono un -2,5% così come gli investimenti che arrivano a -4,8%. Secondo la previsione di Unioncamere dovrebbe salire l’Export di beni verso l’estro del 2,6% nel 2012 e del 3,6 nel 2013. Negativo il tasso occupazionale che si attesta su un -1,8% nel 2012. Verranno persi nella provincia di Teramo 1310 posti di lavoro con un saldo negativo del 2,3%. Nel rapporto tra uscite ed entrate nel mondo del lavoro, ci sarà una diminuzione di 690 posti anche in provincia di Pescara (tasso a -1,3%). Verranno persi altri 1500 posti in provincia di Chieti (-2%), e 660′ in provincia de l’Aquila (-1,6%). Dati diffusi da Unincamere, elaborati per la Regione Abruzzo dall’agenzia AVNotizie. Anche la recessione ha due velocità – quella del Centro-Nord e quella del Mezzogiorno – così come l’attesa ripresa del ciclo economico che dovrebbe concretizzarsi nel 2013. Il prodotto interno lordo cala dell’1,5% e saranno le regioni del Sud a pagare lo scotto più consistente della crisi, segnando un decremento del Pil dell’1,8%, con il Molise e la Basilicata destinate a registrare una contrazione del 2% (così come l’Abruzzo). Anche i consumi delle famiglie e la spesa per investimenti sono previsti quest’anno in ulteriore, sensibile calo (rispettivamente -2,1% e -3,8%), più incisivo nelle aree meridionali. Il segno più tornerà a comparire nel 2013 (+0,8% l’incremento atteso del Pil), con un’accelerazione maggiore nel Nord-Est (+1,3%) e un velocità decisamente più contenuta al Sud (+0,2%). Come prevedibile in un contesto recessivo quale quello che stiamo vivendo, l’occupazione dipendente, delineata dalle prime anticipazioni del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, diminuirà dell’1,1%, provocando la perdita di ulteriori 130mila posti di lavoro, causata soprattutto dalla riduzione delle assunzioni che le imprese dell’industria e dei servizi prevedono di effettuare nell’arco dell’anno. Di poco superiori alle 633mila unità, esse saranno oltre 200mila in meno di quelle preventivate nel 2011.

“I dati ci confermano la necessità di favorire gli investimenti per rilanciare l’economia e sostenere l’occupazione”, ha detto il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “Dopo quattro anni di crisi, il tessuto produttivo del Paese appare provato. Fra gennaio e marzo di quest’anno, sono andate perdute 26mila imprese. In pericolo sono tanti piccoli e piccolissimi imprenditori che rischiano di fallire per crediti non riscossi o perché vedono ridursi il credito dalle banche. Ovviamente l’occupazione risentirà di questo contesto, soprattutto quella creata dalle microimprese con meno di 10 addetti. Per questi motivi abbiamo avanzato proposte concrete prive di oneri per le casse statali su cinque temi chiave per lo sviluppo: semplificazione, internazionalizzazione, investimenti, credito e lavoro”.

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130mila posti di lavoro in meno nel 2012
Il difficile contesto economico continuerà a colpire soprattutto le imprese con meno di 10 dipendenti, più fortemente legate ai consumi interni. Esse genereranno un numero di assunzioni inferiore a quello delle aziende con 50 dipendenti e oltre (244mila contro 262mila). A fine anno, il saldo si prospetta quindi pari a quasi 62mila unità in meno per la classe 1-9 dipendenti, superiore alle -33mila per quella 10-49 e alle -35mila per le imprese di 50 dipendenti e oltre. Se il calo dell’occupazione dipendente sarà numericamente consistente soprattutto nel settore degli Altri servizi (44mila i posti di lavoro che Excelsior prevede vengano ridotti), in termini di variazione percentuale sono le Costruzioni l’ambito dal quale ci si attende la più elevata emorragia occupazionale: più di 34mila i posti di lavoro che, tra entrate e uscite, si dovrebbero ridurre nell’arco dell’anno, con un calo dell’occupazione dipendente che in quest’ambito raggiungerà il –3,3%. Proseguirà purtroppo anche quest’anno la riduzione della forza lavoro presente nelle nostre imprese manifatturiere (ammonta a oltre -38mila il saldo tra entrate e uscite previste dalle imprese, con una variazione percentuale del –1,1%), con il tessile, abbigliamento e calzature al quale si dovrà il decremento maggiore (-8mila unità). Nel settore dei Servizi (che, preso nel suo complesso, a fine anno dovrebbe registrare un saldo negativo superiore alle 56mila unità), le imprese commerciali prevedono un saldo tra entrate e uscite di oltre 12mila unità in meno, mentre tra gli Altri servizi è soprattutto il comparto turistico e della ristorazione quello che presenta le previsioni più negative: -16mila i posti di lavoro nel 2012, ben 13mila dei quali dovuti alle imprese fino a 9 dipendenti. Unico ambito in controtendenza sono i Servizi avanzati di supporto alle imprese, che quest’anno prevedono di accrescere di mille unità il proprio personale dipendente

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