Avezzano. Il 7 maggio scorso si è tenuto un incontro finalizzato alla prevenzione della devianza e all’informazione sui temi della legalità, con particolare attenzione al disagio giovanile; è intervenuto un ex detenuto, accompagnato da Padre Giancarlo, rettore della Comunità dei Bisognosi di Oricola, con cui gli studenti hanno potuto riflettere sull’educazione in carcere e l’importanza della libertà.
L’evento si è collocato all’interno del progetto “Comunità coesa, città più sicura”, voluto dal Comune di Avezzano e a cui il Liceo Scientifico “Vitruvio” ha aderito con convinzione ed entusiasmo, in accordo con la Dirigente Scolastica, prof.ssa Nicolina Tania Ulisse a cui le tematiche inerenti la legalità stanno particolarmente a cuore.
La prof.ssa Eliana Nanni, referente dei progetti per la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo, ha raccolto le riflessioni e gli interrogativi dei ragazzi che hanno ascoltato gli ospiti e ha riferito anche le sue riflessioni. “Referente per la prevenzione del Bullismo e Cyberbullismo: da dove iniziare? La strada si snoda da sé quando c’è il desiderio, unito alla volontà, di proteggere e far star bene chi ha appena iniziato ad assaporare la vita. Come? Partecipando ad una conferenza nazionale (7 febbraio) che ricorda le vittime del Cyberbullismo; guardando un film, per poi commentarlo; offrendo l’opportunità di confrontarsi per chiedere informazioni ad esperti, rappresentanti della Polizia Postale, che tutelano la sicurezza di tutti noi, talvolta vittime inconsapevoli dei maghi delle nuove tecnologie; ma, forse, non basta, occorre fare altro…
Ecco, allora, un religioso, in sandali e barba lunga – continua la prof.ssa lasciandosi andare alle emozioni e alla passione che l’hanno guidata – che entra a scuola con un giovane, minuto, un ex-detenuto che ha raccontato il dolore degli anni trascorsi a delinquere.» Il risultato è stato che i ragazzi si sono aperti e hanno dato voce alle loro paure e ai loro disagi: “Con i miei genitori non parlo; mi rivolgo a loro solo per esigenze materiali’. Oppure: “Io ho paura quando sono fuori, per strada; sento il pericolo anche soltanto perché sono una ragazza, nella nostra città”. Ma ancora: “Le parole vanno usate con cura: prima di dirle, cerchiamo di conoscere l’altro”.
Ma come si fa a conoscere l’altro se non conosciamo noi stessi? Perché non ci sveliamo a noi stessi e agli altri? Questa la provocazione forte, pur nella sua archetipica semplicità, che Padre Giancarlo ha lasciato agli studenti che hanno risposto, disarmati da ogni maschera: “Abbiamo paura di essere giudicati”.
“Ed ecco allora che la scuola – conclude la Prof.ssa Nanni- deve farsi ascoltatrice, oltre che insegnante; deve saper cogliere il “sé” dei ragazzi che le sono affidati senza giudicarlo, per coltivarlo con amore e attenzione fino a quando il bozzolo non diverrà farfalla”.