Avezzano. Ritrovarsi da un giorno all’altro senza lavoro oggi equivale a ritrovarsi senza futuro. La pensano così i dipendenti della Presider, storica azienda marsicana, che dal 16 dicembre rimarranno in mezzo a una strada. Gli ammortizzatori sociali, infatti, sono scaduti, l’azienda è in concordato liquidatorio e non ci sono per il momento acquirenti. “Nella penultima assemblea si è parlato del perché questa azienda è stata chiusa in silenzio, al buio”, ha commentato Antonello Tangredi, segretario Fim-Cils, “i lavoratori si sono offerti di fare anche dei sacrifici, ma non è servito. Questa crisi si è consumata velocemente e qualsiasi proposta messa in atto è stata annullata. Non c’è stata mai l’opportunità di fare un confronto con l’azienda. Abbiamo collezionato un’altra sconfitta
a tavolino senza neanche giocare la partita”. La Presider aveva 144 dipendenti, poi dopo la mobilità volontaria ne sono rimasti 124 con un’età media di 45 anni. “È stata tutta una questione commerciale, con il flop dell’acciaio la Presider aveva il destino segnato”, ha commento Enzo Paris, “era un’azienda improntata sulla qualità, facevamo travi d’acciaio per stadi, costruzioni, grandi commesse. È stato fatto in modo che non facessimo un giorno di sciopero”. La Presider era il fiore all’occhiello della Marsica, ma la crisi l’ha messa letteralmente ko. “Lavoravo da 35 anni in azienda, ora ho 55 anni e non so che fare”, ha sottolineato Daniele Felli, “è stata un’azienda che ha sempre lavorato tanto, non siamo riusciti a gestire la crisi. Se fosse stato gestito tutto meglio, con ammortizzatori sociali e una gestione diversa, ora 150 famiglie non starebbero a casa. Nessuno ha mai parlato di noi”. I lavoratori Presider hanno usufruito della cassa integrazione straordinaria ma il 16 dicembre scadrà e si dovranno iscrivere di nuovo all’ufficio di collocamento sperando in un nuovo lavoro. “Il vero dispiacere e quello di essere stati liquidati senza un minimo di considerazione”, ha dichiarato Antonio Sedici, “l’azienda non ci ha detto niente, non ci ha chiamato per dire come stavano le cose. Nè il cavalier Lombardi, nè le figlie ci hanno mai detto una parola”. Inizialmente si pensava che ci potessero essere acquirenti per l’azienda, invece per Luca Aurunzo, 39 anni: “ormai non ci sono più speranze per il sito”.