Avezzano. È stata presentata oggi ad Avezzano (L’Aquila) nella sala Conferenze del Comune la 34ma
edizione del Dossier Statistico Immigrazione, realizzata dal Centro Studi e Ricerche Idos in collaborazione con il Centro Studi Confronti e l’Istituto di Studi Politici S. Pio V.
Ad accogliere l’iniziativa è stato il Sindaco Giovanni Di Pangrazio, che nel suo saluto ha sottolineato: “Non servono allarmi ma politiche di inclusione: se guardiamo ai tanti minori figli di immigrati che frequentano da anni le nostre scuole vediamo una coesione che già c’è, e che deve essere da esempio”.. Dello stesso avviso l’Assessore regionale Roberto Santangelo: “In questi anni abbiamo realizzato varie iniziative virtuose come il progetto ‘Integra’, e si sono rivelate utili a chi vive i territori per progettare al meglio i processi di integrazione.
Abbiamo quasi 120mila immigrati, il 10% ha una partita iva, segno che le seconde generazioni cominciano ad avere un certo dinamismo anche nel tessuto imprenditoriale: non esiste dunque un allarme
immigrazione, ma un fenomeno che va governato senza pregiudizi ideologici e senza lasciare indietro nessuno”. Franco Pescara, Segretario Generale della Fai-Cisl Abruzzo Molise, ha evidenziato: “Nel costruire accoglienza e inclusione il nostro sindacato c’è e ci sarà sempre, e non faremo mai mancare il nostro contributo contro il fenomeno caporalato, che purtroppo è presente in più territori sotto varie forme come l’intermediazione illecita, la uttamento da parte di cooperative senza terra”.
L’Abruzzo, è emerso dai dati, rappresenta un caso emblematico
dell’immigrazione in Italia: in regione vivono quasi 86mila
immigrati, più altri 33mila che hanno acquisito la cittadinanza
negli ultimi anni, redistribuiti equamente tra le 4 province. La
prima comunità è quella rumena, con 21.537 immigrati, seguita da
Albania, Marocco, Ucraina e Cina. Inoltre l’Abruzzo si distingue
per l’accoglienza dei richiedenti asilo. “Però rimaniamo un
Paese che fatica ad aprirsi – ha spiegato Antonio Ricci,
Vicepresidente di Idos – perché per molti stranieri risulta
difficoltoso l’accesso ai servizi, basta pensare che in regione su
5.690 dipendenti agricoli stranieri sono solo 316 le pratiche di
disoccupazione agricola lavorate in un anno”.
Sono intervenuti all’iniziativa anche Gino Milano del CSV Abruzzo,
Gianni Notaro, Segretario Generale della Cisl Abruzzo Molise,
Cassandra Koch Dandolo dell’Organizzazione Internazionale per le
Migrazioni e Lidia Di Pietro del servizio Migrantes.
I lavoratori stranieri, è emerso dal Dossier, sono il 36% del totale
degli occupati: “Parliamo di persone essenziali, visto che senza il
loro contributo avremmo scaffali vuoti ovunque”, ha detto Onofrio
Rota, Segretario Generale della Fai-Cisl nazionale, concludendo
l’iniziativa. “Gli operai agricoli immigrati – ha ricordato il
sindacalista – sono oltre 360mila su 1 milione, e le nostre
proiezioni prevedono quota 500mila entro il 2030, mentre qui in
Abruzzo rappresentano il 22,1%. Ma il settore fatica a trovare
manodopera a causa dei bassi salari, delle condizioni difficili di
lavoro, della mancanza di incentivi per i giovani e di tutele. È
dunque doveroso lavorare insieme, sindacati, imprese, istituzioni,
per innalzare la catena del valore del Made in Italy agroalimentare.
Per questo, incontrando i ministri Lollobrigida e Calderone, abbiamo
chiesto e ottenuto l’impegno anche a implementare le ispezioni e le
banche dati di Ispettorato, Inps e Forze dell’Ordine. Poi
naturalmente oltre alle strategie repressive contro lo sfruttamento
– ha aggiunto il leader della Federazione agroalimentare cislina
– ci sono tante buone pratiche di lavoro ben contrattualizzato, di
formazione linguistica e delle competenze, nonché di prevenzione
anche in materia di salute e sicurezza, e la fotografia scattata dal
Dossier statistico serve per far luce anche su questi aspetti
positivi, da replicare sui territori per tutelare meglio non solo le
lavoratrici e i lavoratori ma anche le imprese più virtuose, che
subiscono dumping da chi produce con lavoro nero e grigio”.