Celano. Riconversione dell’ex zuccherificio di Celano, parlano le parti sociali. Alla luce di quanto accaduto recentemente circa la realizzazione dell’impianto PowerCrop sono intervenuti Marco Iacutone-Antonio Marianetti Fai Cisl, Cesidio Stornelli Uila Uil e Vittoriano Marcanio Flai Cgil. “Riscontriamo con delusione, ma non con rassegnazione, l’ennesima iniziativa del Consiglio regionale della Regione Abruzzo contro la riconversione dell’ex zuccherificio di Celano”, hanno spiegato, “ribadiamo che sul progetto di PowerCrop è stato espresso un giudizio positivo di VIA in merito alla compatibilità ambientale del progetto del Polo ad Energie Rinnovabile da realizzarsi nel Comune di Avezzano; quindi, non possono essere fondate le maligne insinuazioni di chi vuole dipingerlo come un progetto pericoloso per la salute pubblica e, peggio ancora, per l’economia del territorio. Parliamo di un progetto che, in sede di VIA, ha visto accertata la compatibilità ambientale dall’Amministrazione specificatamente competente in materia. Parliamo di un progetto dichiarato di “Interesse Nazionale” dal competente Comitato Interministeriale dell’art. 2 della legge 81/2006 ossia la norma che ha specificatamente previsto le riconversione del settore bieticolo saccarifero (per di più proprio verso le bioenergie, cfr Piano nazionale di riconversione), per far fronte ai gravissimi problemi sociali, occupazionali ed industriali determinati dai nuovi Regolamenti comunitari del 2006 che hanno quasi azzerato la filiera bieticolo – saccarifera italiana. A questo punto, è doveroso chiedersi : “dal 2006 ad oggi, cosa ha fatto la classe politica per risolvere questo problema, che è uno dei tanti problemi della drammatica situazione nazionale ? Sono già passati 10 anni trascorsi dai politici locali a beccarsi come “i capponi di Renzo”, mentre la situazione generale, ci vede sempre più immersi in una crisi economica che peggiora quotidianamente e si trasforma in una crisi non solo economica ma anche sociale, che distrugge oltre alle aziende anche il tessuto connettivo della società costituito dalle famiglie. In questo deserto di proposte non si trova di meglio che contestare con strepiti e clamori l’unica proposta che ha positive ricadute per il nostro territorio. Il fronte della protesta è strumentalizzare le frange più estreme e rumorose di quelli che, per principio, non certo democratico, vogliono prevaricare le opinioni della maggioranza ricorrendo anche all’uso dei metodi più abbietti quali la diffamazione e la disinformazione. Come risponde la classe politica locale ? Si accorda con chi le dà più visibilità sui media per tentare di utilizzare le paure e la disperazione della gente, per accaparrare qualche voto utile a confermare la loro poltrona e i loro intoccabili privilegi. In riferimento alle dichiarazioni del consigliere del M5S “crediamo fermamente che siano i cittadini ad avere il diritto di scegliere il futuro del proprio territorio…”, ci permettiamo di dissentire da una frase come questa, quanto mai populista e demagogica; infatti, ciò che determina le scelte per il futuro dei territori sono le leggi ed i regolamenti che voi politici fate. Occorre riaffermare che se si rispettano le leggi, che tutelano e garantiscono il popolo e la salute pubblica, è chiaro ed inequivocabile che questo insediamento a biomasse può e deve essere fatto nel nucleo industriale di Avezzano. L’effetto combinato delle politiche di interdizione dei Comitati e dei loro fiancheggiatori e le mancate decisioni della classe politica hanno determinato ritardi e dissipato risorse che il Gruppo Maccaferri avrebbe potuto utilmente destinare all’investimento e che tutt’oggi avrebbero già generato positive ricadute per il nostro territorio. Denunciamo la spirale perversa che vede nella commistione tra burocrazia e politica la fonte dei nostri mali che si materializzano in perdite economiche, danni ambientali, perdite di posti di lavoro e fughe all’estero delle aziende ancora in condizioni di poter fare investimenti. Vorremmo chiedere ai lavoratori, alle aziende, ai trasportatori, alle officine meccaniche, ai contoterzisti, ai negozi che chiudono se siano stati informati del fatto che la centrale richiede un investimento di più di 100 mln di euro, che oltre a riassorbire tutte le maestranze dell’ex zuccherificio, con un cantiere aperto per la costruzione per circa due anni e con un impiego nel periodo di ca 250 persone oltre agli indiretti, e che ridarebbe fiato sul territorio a quelle imprese marsicane legate, per l’appunto, all’indotto, al trasporto ed al terziario ed all’ agricoltura e se anche loro non abbiano il diritto di scegliere se un’attività come questa debba insediarsi o no. In ultimo chiediamo al Presidente D’Alfonso di riaprire un tavolo di concertazione volto a chiarire definitivamente questa questione e a permettere alla Regione Abruzzo, finalmente, di avere voce in capitolo sulle modalità e sulla definizione di come il progetto debba svilupparsi, prima che sia il Commissario ad acta indicato per legge ad autorizzare la centrale, diversamente da quanto “auspicato” da Ranieri &co.