“Iniziai io, nel 1986-87, quando andare all’estero era quasi una necessità: c’era meno competizione e quindi più possibilità di manovra anche per le piccole imprese artigianali. Partimmo con la pasta integrale, perchè all’epoca stavano iniziando tutti i movimenti salutisti e naturali, e quindi era un prodotto molto di tendenza. Poi, pian piano, ci siamo conquistati il nostro piccolo spazio nel mondo, semplicemente valorizzando quello che già c’era….quello che la mia famiglia faceva già da tre generazioni, mettendo il rispetto e l’attenzione per il consumatore sempre al centro“. Le parole sono di Gianluigi Peduzzi, presidente di Rustichella d’Abruzzo, che ha dedicato oltre trent’anni della sua vita ad espandere le attività internazionali del pastificio pescarese.
La pasta è, senza dubbio, il prodotto che più di ogni altro ci rappresenta nel mondo. Da cibo necessario per la sopravvivenza è diventato, negli anni, un alimento di qualità intorno al quale la cultura generale della gente si è enormemente allargata, in Italia sì ma anche nel resto del mondo. Oggi si mangia pasta un po’ ovunque, anche in paesi fino a qualche tempo fa considerati “esotici”, che richiedono sempre più un prodotto garantito, di qualità, frutto di una lavorazione attenta e di materie prime selezionate con cura. Lo hanno capito bene, ben prima di tanti altri, quelli di Rustichella d’Abruzzo, che oggi esporta all’estero ben l’85% della propria produzione.
“Il primo mercato fu quello americano“, prosegue Gianluigi Peduzzi, “partendo dalla East-coast, quella che va da New York a Boston, e in Canada, dove storicamente ci sono sempre state le più numerose comunità di italiani. Oggi abbiamo un bel posizionamento un po’ in tutto il paese, non solo nelle principali città ma anche in zone meno scontate“. “
“In contemporanea partimmo forti anche nel mercato tedesco, che aveva una gran fame di prodotti artigianali made-in-Italy. Da lì all’Australia il passo fu breve e poi, via via, tutti gli altri paesi del mondo, fino ad arrivare ai circa 70 mercati mondiali su cui siamo presenti oggi, non solo in negozi di nicchia, ma anche in importanti catene di distribuzione che lavorano solo con prodotti di alto livello“.
“Il nostro punto di forza è stato quello di muoverci spesso in anticipo, come ad esempio quando siamo stati il primo pastificio a esportare in Islanda, e di non accettare compromessi, puntando non tanto ad incrementare la qualità (che da noi è sempre stata alla base) ma piuttosto a renderla uno standard, aumentando i controlli e facendo sì che la gente avesse nel piatto un prodotto costantemente buono, da gennaio a dicembre. Perché se lo devo pagare il triplo di una pasta industriale, beh, allora è giusto che io non abbia sorprese!”
Uno dei progetti più interessanti di Rustichella è quello del pastificio in India. Nel 2013 è entrato in produzione uno stabilimento nel Rajasthan, uno Stato a Nord dell’India, dove il clima è favorevole sia per la produzione del grano duro, sia dei cereali.
“In India“, spiega il presidente, “il consumo della pasta ha avuto una crescita importante a partire dagli anni Duemila: nel 2010 era considerato ancora un lusso, ma iniziava ad essere presente in molti banchetti nuziali e soprattutto nelle diete (il 70% sono vegetariani e la pasta si adatta benissimo a tale regime alimentare) di tutti coloro che avevano un potenziale di spesa maggiore in relazione alla popolazione di circa 1,5 miliardi di persone. Facemmo queste e tante altre considerazioni quando iniziammo a valutare l’apertura del pastificio”.
“Partimmo alla ricerca dei giusti partner locali e studiammo a lungo le abitudini e le tradizioni degli indiani, con l’obiettivo principale di educare quel popolo ad apprezzare la pasta al dente nei tanti formati che la tradizione italiana e abruzzese offriva. Nel 2013 finalmente iniziammo la produzione, portando in loco tutto il nostro know-how ed applicandolo a grani e materie prime locali. Oggi possiamo dire che questo visionario progetto ci sta dando grandi soddisfazioni, con una crescita elevatissima e con la prospettiva di aumentare ancora di più la produzione”.
Queste sono le storie di imprenditoria e di tradizione che rendono lustro all’Abruzzo e che vale la pena raccontare!