Avezzano. Un imprenditore marsicano è accusato di aver chiesto indebitamenti fondi riservati alle attività rientranti nel cratere dopo aver aperto un negozio di pompe funebri solo i modo fittizio. Per tale motivo è finito sotto processo davanti al Tribunale di Avezzano. Si è tenuta un’udienza davanti al giudice del tribunale di Avezzano Maria Grauso che ha rinviato a data da definirsi per il dibattimento.
I fatti risalgono al 2012 è tutto era partito dopo alcune segnalazioni che avevano fatto scattare un’indagine della procura di Avezzano. Gli accertamenti erano stati avviati dagli uomini della Guardia di finanza che avevano eseguito anche dei sopralluoghi. L’imprenditore di Pescina, dopo le indagini preliminari, era stato rinviato a giudizio con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Le indagini delle fiamme gialle erano dirette ad accertare se l’imprenditore marsicano, con alle spalle un’attività avviata già a Pescina, aveva aperto un nuovo locale con tanto di insegna nel vicino comune di Collarmele. Ciò, probabilmente, aveva suscitato la contrarietà di qualcuno che, venuto a conoscenza dell’intenzione del proprietario di rispondere al bando, poi concretizzata con l’ottenimento dei fondi, aveva presentato un esposto all’autorità giudiziaria.
L’azienda di pompe funebri, secondo l’accusa, aveva presentato una domanda rispondendo a un bando che prevedeva alcuni requisiti ed era riuscito a ottenere un finanziamento di circa 130mila euro. Secondo i finanzieri, però, questi requisiti no c’erano e in realtà non c’era una vera e propria sede operativa nel comune di Collarmele. Per l’accusa, l’attività avviata, intestata alla moglie, era stata aperta con l’unico scopo di ottenere le agevolazioni previste dalla legge per i comuni compresi nell’area del cratere.
Secondo la difesa, rappresentata dall’avvocato Chiara Tozzoli, “con all’avvio del procedimento la vicenda sarà adeguatamente spiegata e la posizione del mio assistito chiarita”.