Roma. La notizia del furto dei rom ai danni dei podisti marsicani è rimbalzata un po’ dappertutto, persino a livello nazionale, pertanto è giusto chiarire un po’ di cose e approfondire nel dettaglio l’accaduto. I 35 atleti sono partiti alle 6 di mattina con l’autobus in direzione Roma, con l’entusiasmo di chi si appresta a correre la mezza maratona più partecipata d’Italia. Il presidente dell’associazione, Paolo Corsi, ha scattato l’ultima foto di rito al gruppo prima di riporre anche il suo cellulare sull’autobus e posizionarsi, assieme agli altri sulla griglia di partenza. Nel frattempo l’autobus è partito da Roma per raggiungere Ostia, dove avrebbe aspettato gli atleti. Durante la breve pausa, in cui l’autista si è recato ai servizi igienici, l’autobus è stato svaligiato. In realtà l’obiettivo non era il contenuto dell’autobus, ma il mezzo stesso visto che l’autista ha trovato forzate sia la serratura della porta d’ingresso che quella dell’accensione. Più tardi, infatti, per far ripartire l’autobus è stato necessario collegare i cavi elettrici giacché la serratura era ormai inservibile.
Il primo ad arrivare all’autobus è stato proprio il presidente dell’associazione podistica che non ha creduto ai propri occhi: tutto quello che c’era sul mezzo era stato portato via. Il suo cellulare era l’unico oggetto rimasto poiché per la fretta era stato nascosto alla meglio sotto un sedile. Ovviamente non hanno potuto recarsi subito presso la caserma della Polizia, ma solo quando anche l’ultimo dei runners ha terminato la mezza-maratona. In caserma hanno capito di non essere stati gli unici: ad altri 4 autobus era toccata la stessa sorte. I marsicani volevano sporgere denuncia ma gli agenti li hanno scoraggiati dicendo che ci sarebbe voluto parecchio tempo per raccogliere le denunce di tutti e che quindi sarebbe stato preferibile farlo ognuno nel proprio paese di provenienza. I podisti non si sono dati per vinti e con il cellulare rimasto hanno geolocalizzato i cellulari degli altri. Sono così rientrati in caserma indicando il punto sulla mappa agli agenti di Polizia. Gli agenti, nemmeno troppo scandalizzati, li hanno definitivamente scoraggiati dicendogli che nel boschetto sulla mappa c’era uno dei più grandi campi rom, abitato da oltre 4.000 persone di tre etnie diverse e che quindi potevano dire addio alla loro roba. I runners marsicani, da testardi abruzzesi, ancora una volta non si sono dati per vinti e hanno avvisato gli agenti che si sarebbero andati a riprendere comunque i loro averi nel campo rom e, risalendo sull’autobus, si sono diretti sul punto indicato sulla mappa. Una volta lì sono stati accerchiati dagli uomini a guardia del campo che subito hanno cercato di capire quale fosse il motivo della loro visita. I luchesi hanno preso tempo dicendo che l’autobus si era fermato li davanti, nel frattempo hanno avvisato la Polizia che erano stati accerchiati. Gli agenti a quel punto non hanno potuto far altro che intervenire sul posto e cercare di ristabilire l’ordine. Dopo una rapida indagine i rom hanno confessato che la roba di valore ormai non era più disponibile ma che potevano trovare gli “scarti” della refurtiva nella discarica alle spalle del campo rom. I podisti, scortati dai poliziotti, sono entrati nel campo e hanno cercato di recuperare il recuperabile tra rifiuti di ogni genere: decine di auto incendiate, montagne di spazzatura e persino carcasse di animali in putrefazione. Tutto questo sotto l’occhio vigile dei Poliziotti, ma soprattutto sotto gli sguardi divertiti dei rom, sicuri del fatto che comunque nessuno gli avrebbe fatto nulla. Qualcuno, nell’immondizia, è riuscito a recuperare una maglietta e qualche altro avere; già, perché è doveroso ricordare, che tutti gli atleti avevano indosso solo i pantaloncini, i pettorali della maratona e il proprio sudore. La scena è apocalittica ma Paolo, il presidente dell’associazione, ribadisce che non si sono dati per vinti nemmeno di fronte all’umiliazione di dover rovistare in una discarica pur di recuperare i propri averi, non tanto per il valore, quanto per la dignità che un gesto simile può rappresentare. Un gesto che si spera possa aiutare a combattere questo scempio, che serva a far capire che i cittadini a volte sono più determinati delle istituzioni, soprattutto se quei cittadini provengono da Luco dei Marsi e sono fieri discendenti dell’indomito popolo Marso. @francescoproia