Avezzano. Salta la coltura delle carote precoci nel Fucino, primi danni per l’agricoltura marsicana. Le eccessive piogge delle scorse settimane hanno impedito ai contadini di seminare le carote da portare sui mercati di tutta Italia. I campi, infatti, non riuscendo a far defluire l’acqua caduta abbondante su tutto il territorio si sono allagati bloccando di fatto il lavoro stagionale. Il primo allarme, poi in parte rientrato, era stato lanciato qualche settimana fa. A causa sempre dell’abbondante acqua sui terreni gli agricoltori erano costretti a tenere nei magazzini le piante di insalata e finocchio da interrare in attesa che l’acqua riuscisse a drenare. La preoccupazione, però, in quel caso era proprio per le piante che rimanendo ferme rischiavano di marcire. Rientrato, parzialmente, l’allarme per insalate e finocchi, è scattato quello per le carote precoci. Questo tipo di prodotto, che anticipa di fatto le carote coltivate a primavera inoltrata, è una chicca del Fucino. Gli agricoltori, conoscendo le esigenze del mercato, fanno a gara per riuscire a portare sui bachi della verdura di tutti Italia le carote marsicane prima di quelle degli altri territori ma quest’anno non è stato possibile. Pochi sono stati i campi del Fucino dove si potevano vedere a occhio nudo i teli verdi messi dai contadini a protezione delle carote precoci che crescevano sotto terra. Un primo danno all’agricoltura del Fucino, quindi, che i contadini sperano non sia seguito da altri disagi creati dagli agenti atmosferici come già accaduto negli anni passati. “Purtroppo siamo in ritardo di un mese nelle coltivazioni”, ha spiegato Stefano Fabrizi direttore di Confagricoltura, “tutte le primizie, dalle carote alle patate fino agli spinaci, sono saltate a causa del maltempo che non ci ha dato pace. Partiamo con un segno meno rispetto alle altre stagioni e sempre per gli stessi problemi. Se non si riuscirà a realizzare un impianto in grado di drenare l’acqua sui terreni non si riuscirà mai ad andare avanti nonostante l’impegno e la volontà degli agricoltori”.