Avezzano. “La pineta di Avezzano è una chiara trappola per i cittadini che vi si recano. L’atteggiamento dei vigili è repressivo e tutto lascia presupporre a un chiaro intento di multare il più possibile per rimpinguare le casse del Comune”. Non usa giri di parole un cittadino che ha voluto testimoniare la propria disavventura verificatasi qualche giorno fa all’interno della pineta del capoluogo marsicano.
L’uomo, come raccontato, era entrato con la moglie e il bambino per prendere una boccata d’aria e fare una passeggiata dopo giorni dentro casa. I primi caldi, il sole e il bel tempo hanno spinto la famiglia a recarsi all’interno dell’area verde, normalmente meta di sportivi e di chiunque voglia trascorrere del tempo in libertà.
“Eravamo presenti loro noi e le persone più vicine erano distanti diverse decine di metri, con mascherine e guanti. Anche noi, pure se in tre e appartenenti allo stesso nucleo familiare, rispettavamo le distanze di un metro l’uno dall’altro. Stavamo semplicemente passeggiando. Una pattuglia della polizia municipale, invece, si aggirava facendo verbali salatissimi ai poveri sprovveduti che camminavano, motivando il fatto con un’ordinanza che prevede la chiusura dei parchi e della stessa pineta”, spiega il cittadino.
“Ovviamente, prima di recarci, ho controllato sul sito del Comune per vedere cosa fosse disposto in merito e non c’era alcuna segnalazione. Esattamente come fuori dalla pineta stessa, nessuna catena o sigillo a chiuderne gli ingressi, analogamente a quanto avviene negli altri parchi. Quindi, io che abito a meno di 200 metri, ho utilizzato mascherine, guanti e distanze di sicurezze, ho rischiato una multa salatissima solo perché ho agito secondo i parametri richiesti. Dopo un confronto, anche piuttosto lungo, ho scampato una multa che avrebbe avuto dell’assurdo. Ma non a tutti è andata ugualmente bene”.
“Se la pineta fosse realmente chiusa, andrebbe segnalata in quanto tale e invece no, non c’era alcuna cartellonistica, alcun sigillo e nessun avvertimento. Ergo, chi abita nei paraggi, a duecento metri, e rispetta tutte le misure di sicurezza igienica personale e collettiva può recarvisi senza problemi. Invece così è palesemente una trappola”, conclude l’uomo.