Avezzano. Saranno ascoltati oggi i sei giovani arrestati per l’aggressione a due marocchini, per aver incendiato una loro auto e per aver investito uno di loro. Dionisio Toracchio, 24 anni, Fabio Sante Mostacci (22), Mario Porreca (18) e, Cristian Iacobacci (19), Nello Del Gizzi (21), tutti residenti in San Benedetto dei Marsi, e il carabiniere di Pescina Alessandro Ferzoco (35), finiranno davanti al giudice per le indagini preliminari Francesca Proietti. L’inchiesta è coordinata dal procuratore Maurizio Maria Cerrato. Sono finiti ai domiciliari a conclusione delle indagini condotte a per l’aggressione avvenuta a metà agosto scorso nei confronti di due cittadini marocchini residenti a San Benedetto.
La prima notte, quella dell’11 agosto, secondo l’accusa, l’aggressione sarebbe sorta per una discussione precedente tra i giovani del posto e la vittima, Salah Karim, intervenuto a difesa della moglie e del figlio piccolo visto che la donna aveva rimproverato il gruppo per schiamazzi notturni. All’aggressione avrebbe partecipato ance il militare dell’Arma, Alessandro Ferzoco, originario di Venere di Pescina e in servizio a Roma al Ministero dell’Ambiente, che avrebbe mostrato il tesserino al marocchino come a volere accorrere in suo aiuto. Invece a tradimento lo avrebbe immobilizzato, permettendo di mettere in atto il pestaggio da parte degli altri giovani del gruppo.
La seconda notte, quella del 12 agosto, tutto sarebbe sorto dal fatto che i marocchini, vittime per la procura del raid razzista, avessero reagito all’aggressione denunciando i fatti e non accettando passivamente. A scopo intimidatorio e per vendicarsi di essere stato denunciato, secondo l’accusa Fabio Sante Mostacci, alla guida della sua Seat Ibiza, ha investito Ahmed Bouhachim, rompendogli tibia e perone, e tentando di nuovo di passargli sopra mentre era a terra ferito. Il marocchino si era però nascosto tra un palo e una parete. Il giovane, però, sempre secondo l’impianto accusatorio, sarebbe sceso dall’auto picchiando lo straniero a calci e pugni e gridando più volte “ti uccido!”. Gli interrogatori di garanzia congeleranno le posizioni dei protagonisti della vicenda giudiziaria.