Capistrello. Diciotto associazioni e oltre settecento cittadini si schierano per salvare il torrente Rianza, affluente del Liri, un corso d’acqua che vorrebbero intubare per chilometri per realizzare un impianto idroelettrico. Il progetto, depositato per la verifica di assoggettabilità a V.I.A. presso la Regione Abruzzo dalla società Abruzzo Energie Rinnovabili S.r.l., sarà discusso dal Comitato VIA martedì prossimo 22 maggio. Le organizzazioni, assieme ai 700 cittadini, hanno depositato nei tempi stabiliti dalla legge la propria opposizione all’intervento con un dettagliato documento in cui si riepilogano tutte le criticità dell’operazione che comporterebbe uno scadimento della qualità ambientale di un corso d’acqua che oggi è un vero e proprio vanto del territorio, oggetto di interventi di valorizzazione come parco fluviale. Il progetto lascerebbe nell’alveo solo il 15% della portata; praticamente resterebbe un rigagnolo con poco più di 60 l/s rispetto ai 350-400 l/s attuali. Anche i comuni di Morino e Capistrello hanno espresso forti critiche nel loro documento di opposizione.
Queste le principali problematiche sollevate dalle organizzazione e dai cittadini coinvolti:
1) Stato dei fiumi abruzzesi e rapporto con il Rianza: come è noto lo stato di qualità dei fiumi abruzzesi è molto distante dagli obiettivi comunitari fissati dalla Direttiva 60/2000/CE, con oltre il 70% dei tratti monitorati dall’Arta classificato in uno stato di qualità ecologica non conforme. Lo stesso fiume Liri nel tratto interessato dalla confluenza con il Rianza è in uno stato “sufficiente”, quindi non conforme con gli obiettivi comunitari. Se si allarga il campo prendendo in considerazione i corpi idrici della Marsica si evidenzia che sono praticamente tutti in condizioni assai critiche, con diversi tratti fluviali in stato “scadente” o addirittura “pessimo”. La Regione Abruzzo non è in grado, quindi, di assicurare il rispetto degli standard comunitari di qualità delle acque, e gli stessi strumenti di cui si è dotata, con forte ritardo, a partire in primis dal Piano di Tutela delle Acque, si stanno rivelando palesemente inefficaci, parziali e obsoleti. In un contesto così critico il Torrente Rianza, costituito in larga parte da acque di risorgiva e privo di elementi di disturbo, limitati alla captazione a scopo idropotabile già esistente, è senz’altro uno dei pochissimi corsi d’acqua dell’intera area a conservare uno stato di elevatissima qualità che contribuisce a mitigare, purtroppo solo in parte, le pressioni a cui è sottoposto il fiume Liri.
2) Calcolo della portata: si ritiene incongruo l’utilizzo, per il calcolo delle portate medie e dei picchi, di un periodo limitatissimo (2009-2014) quando è noto che per la caratterizzazione delle portate di un fiume è necessaria una scansione temporale ben maggiore. Tra l’altro queste portate non sono state determinate con tecniche adeguate, come ammesso dagli stessi proponenti. Questa errata lettura della portata naturale a valle della captazione idropotabile nonché tutte le altre criticità sopra rilevate, invalidano il valore della portata max derivabile, della portata media naturale, della portata media in concessione, del DMV e della potenza producibile.
3) Calcolo del deflusso minimo vitale (dmv): rispetto al calcolo effettuato, ne si contesta sotto vari aspetti la validità: 1) Le criticità appena rilevate sulla definizione esatta del regime idrologico determinano ovviamente un calcolo inesatto del Deflusso Minimo Vitale; 2) Il rilascio, pari a circa il 15% della portata media annua, è totalmente inaccettabile dal punto di vista del mantenimento dei cicli biologici, in un corso d’acqua di limitate dimensioni. Ad esempio, specie come il Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) hanno bisogno di una certa soglia di portata di acqua per poter riprodursi e trovare alimentazione, sotto la quale il sito diventa inadatto. 3) Il DMV non prevede alcuna escursione di portata, azzerando la variabilità stagionale che è una caratteristica intrinseca dell’ecosistema fluviale.
4) Acqua potabile: nel Piano di Tutela delle Acque della Regione Abruzzo la Sorgente Rianza appartiene alla classe 1: “Risorse idriche sotterranee sono dotate di pregiate caratteristiche idrochimiche”. La sorgente Rianza è oggetto di una captazione idropotabile (secondo la scheda dello studio Ersi per le aree di salvaguardia la portata derivata è tra 24 e 30 litri/secondo); nonostante questo, i comuni dell’area hanno trascorso mesi con problemi rilevanti di approvvigionamento idrico. Il rilascio di una concessione per la captazione di una parte consistente della restante parte della portata costituirebbe un vincolo importante, superabile solo per ragioni eccezionali e garantendo un ristoro al concessionario. Pertanto si ritiene che in un contesto con tali criticità già ampiamente note il rilascio di una concessione a scopo idroelettrico con la realizzazione di consistenti opere fisse come quelle di presa, la condotta e la centrale, sia un vero e proprio azzardo per la pubblica amministrazione.
5) Benefici socio-economici: nella Relazione il proponente si sofferma sui cosiddetti vantaggi socio-economici affermando testualmente che “La realizzazione di un piccolo impianto idroelettrico ha una ricaduta positiva anche locale. L’utilizzo d’una risorsa naturale ha indubbiamente l’effetto di valorizzare la risorsa stessa agli occhi della popolazione e quindi ne stimola il rispetto e la cura.” Tale affermazione appare per i Comuni interessati del tutto infondata e anche offensiva dei cittadini dei luoghi che, al contrario del progetto proposto, hanno realizzato un parco fluviale proprio per tutelare e valorizzare il Torrente Rianza. Inoltre nessun posto di lavoro è previsto. L’attaccamento della popolazione al Torrente Rianza è testimoniato, oltre che dalle numerose firme raccolte tra la cittadinanza a supporto di queste osservazioni, anche dalla partecipazione all’incontro svoltosi a Pescocanale lo scorso 26 febbraio, avente per tema proprio la centrale idroelettrica.
6) S.I.C./I.B.A./Z.P.S.: il tratto del torrente Rianza interessato dalle opere ricade a poco meno di 1 km dalla ZPS dei Simbruini. In realtà, considerando gli impatti (basti pensare che una coppia di Merlo acquaiolo ha bisogno di tratti ben conservati di diverse centinaia di metri per riprodursi), bisognerebbe considerare che in generale le aree più monte dell’impluvio ricadono all’interno della Rete Natura2000.
7) Piano paesistico e valorizzazione dei valori ambientali e paesaggistici – Il parco fluviale comunale del Rianza: l’area ha un elevatissimo valore paesaggistico ed una parte consistente dell’opera (la captazione e la prima parte della condotta a monte) è proprio a cavallo della zonizzazione A1 e A2 del Piano paesistico regionale. Proprio in questa ottica, per la conservazione e valorizzazione dei beni paesaggistici, si è mosso il Comune che ha realizzato il Parco Fluviale. Pertanto il progetto proposto va nella direzione esattamente opposta rispetto a quella definita dagli strumenti di tutela del paesaggio e sua valorizzazione perché, ovviamente, un fiume intubato perderebbe del tutto quei valori paesaggistici attualmente così evidenti anche solo guardando le immagini fotografiche.
8) Quadro programmatico – obiettivi nazionali di produzione idroelettrica: nella documentazione prodotta dall’azienda si ricorda che l’Italia si è impegnata a produrre il 17% dell’energia da fonti rinnovabili. Tale quota, come è noto, è stata già raggiunta e superata dall’Italia ben prima del 2020. Ovviamente sarebbe importante produrre una quota ancora maggiore vista l’urgenza di ridurre ulteriormente le emissioni di gas clima-alteranti ma tutto ciò non può certo avvenire in un’area dove i corpi idrici sono già ipersfruttati da diverse grandi centrali idroelettriche e dove le condizioni ecologiche non rispettano, come detto, gli standard di qualità ambientale.
9) Dissesto idrogeologico/rischio sismico: il versante e il tracciato interessato dalla realizzazione della condotta presenta numerose criticità per frane ben evidenziate dalla cartografia della microzonazione sismica del comune di Capistrello e da altri documenti ufficiali.
10) Alternative: l’intervento proposto comporta un grande (ed inaccettabile) sacrificio ambientale a fronte di una irrisoria producibilità annua di energia. Basterebbe coprire con pannelli fotovoltaici alcuni capannoni industriali, alcuni dei quali dismessi, nelle aree fucensi per garantire una produzione maggiore senza impatti, ivi compresi quelli relativi agli scavi che a loro volta comportano una quota di emissioni.
11) Area di importanza per l’orso bruno e di altre specie: nella relazione si ammette che l’area è d’interesse per l’Orso bruno marsicano. Infatti recentemente è stato osservato a poche centinaia di metri dal punto dove verrebbe realizzata la centrale. Il Torrente Rianza è una zona particolarmente tranquilla ed adatta per questa ed altre specie, anche come area di passaggio e connessione ecologica. I grandi sbancamenti e la stessa sottrazione di acqua dall’alveo costituirebbero sicuramente un fattore di disturbo importante, temporaneo in fase di cantiere per la realizzazione degli scavi ma permanente per la sottrazione parziale di habitat.
12) Aree di interesse per tuber magnatum/tuber melanosporum: l’intera opera ricadrebbe in un’area perimetrata quale di interesse per il Tartufo bianco mentre la parte distale della condotta e la centrale sarebbero situate nella zona perimetrata di interesse per il Tartufo nero. A preoccupare di più è sicuramente l’interferenza nella parte prossimale della condotta che vedrebbe scavi rilevanti per oltre 4.000 mc proprio nella zona importante per il tartufo bianco, che verrebbe quindi pesantemente alterata danneggiando le condizioni di crescita della specie con conseguenze anche di carattere socio-economico.
13) Difformità dei dati tra sintesi non tecnica, studio preliminare ambientale e relazione integrativa 2016 – confusione negli elaborati: in primo luogo, non si sa per quale motivo, sono state depositate anche relazioni (REL02TEC15R1.PDF, lo Studio Preliminare Ambientale) che contengono dati diversi (superati?) da altri elaborati (relazione integrativa REL02INT16.pdf). Questo determina una certa confusione visto che nella Sintesi non Tecnica del progetto preliminare e nello stesso Studio Preliminare Ambientale alla fine vengono riportati i dati con i calcoli idrologici che portano ad un DMV di 68 l/s e non 63 l/s, come sembrerebbe emergere dalla relazione integrativa 2016.
14) Carenze dello studio – aspetti di qualità ambientale e faunistica/floristica: per un corpo idrico con valori ambientali così elevati ci si aspetterebbe una valutazione attenta dello stato ambientale, ad esempio attraverso campionamenti in loco con i metodi “classici” che possono dare informazioni circa lo stato della qualità ambientale e un’analisi faunistica e floristica adeguata. Mancano completamente studi sito-specifici relativi alla fauna (ad esempio, ci sono segnalazioni aneddotiche della presenza del Gambero di Fiume Austropotamobius pallipes che meriterebbero indagini appropriate vista la rarità della specie), sia vertebrata che invertebrata, alla flora, alla qualità ambientale (a mero titolo di esempio, sopralluoghi con applicazione dei metodi IBE e similari e IFF).
Ecco tutte le organizzazioni coinvolte: Forum H2O, SOA, Fare Verde Onlus, Lipu, Coop. Sociale Lybra, AVIS Pescocanale, WWF Abruzzo Montano, Ass.Verde Liri, Altura, Il Martello del Fucino, Centro Natura Marsica, Associazione Il Salviano, Comitato Piani Palentini, ERCI Team Onlus, Comitato spontaneo Viviamo Il Liri, Comitato Salviamo La ferrovia Avezzano – Roccasecca, Ass.Amici dell’Emissario, Ass. Nuovo Senso Civico Onlus.