Roma. Passata la “fase acuta” dell’emergenza, è tempo di porre in essere un percorso di ritorno alla normalità, anche e soprattutto democratica. Il lockdown ha infatti travolto le scadenze elettorali amministrative nonché la chiamata referendaria alle urne che sarebbero state in programma in questa primavera, rinviandone lo svolgimento a data da destinarsi. Finalmente, pare che le prime concrete ipotesi di calendarizzazione siano al vaglio dell’Esecutivo.
Il governo, su richiesto suggerimento del comitato tecnico-scientifico, sta ipotizzando di far svolgere il primo e il secondo turno delle elezioni comunali e regionali nel mese di settembre. Un election day che comprenderebbe anche il referendum costituzionale e che si potrebbe svolgere a metà mese.
Lo ha detto, intervenendo in commissione Affari costituzionali della Camera, il sottosegretario all’Interno, Achille Variati: “Viene suggerito che il diritto-dovere di voto si compia all’interno del mese di settembre sia per il primo che per il secondo turno”, e anticipando la finestra di voto dal 15 settembre al primo settembre, come prevede un emendamento della relatrice al decreto Elezioni, si ipotizza che l’election day si possa svolgere “ad esempio a metà settembre”, con i tempi della “presentazione delle liste che potrebbe essere allargata per non impattare proprio nel periodo ad esempio di ferragosto”.
Il sottosegretario Variati, parlando in commissione Affari costituzionali della Camera, ha ribadito le perplessità del governo su un possibile voto a luglio per le regionali, “andare a votare con il grande caldo è irragionevole e quindi si è sempre cercato di trovare delle finestre adeguate anche dal punto di vista climatico e lontane da alcune festività ma non ci troviamo in un momento normale e dobbiamo stare anche molto attenti perché abbiamo sindaci e regioni in proroga, proroga garantita dal decreto Elezioni, che però deve essere limitata nel tempo”, e “bisogna fare un’operazione che unisca e tenga insieme” tutto, ha aggiunto.