Celano. Ricorrono oggi i settant’anni dell’eccidio di Celano: Agostino Paris e Antonio Berardicurdi vennero ammazzati in piazza, senza nessuna colpa se non quella di esservi scesi per il lavoro, in attesa del lavoro.
Gli omicidi fecero seguito a un lungo periodo di proteste, nel corso del quale i campi del Fucino erano diventati teatro di proteste e rivendicazioni per la sicurezza, i diritti, per condizioni di lavoro dignitose. Si era arrivati allo “sciopero al contrario”: per denunciare il degrado dei luoghi di lavoro, i campi, i lavoratori si erano fatti carico delle opere di manutenzione delle strade e dei canali.
Alla tragedia di settant’anni fa fecero seguito funerali dalla partecipazione grandiosa: vi parlò Giuseppe Di Vittorio. Le rivendicazioni salirono di livello e di fatto iniziò un percorso che portò alla riforma agraria e all’esproprio delle terre del Fucino. Agostino e Antonio non morirono invano.
Li ricordiamo oggi, come martiri del lavoro, il cui sacrificio rappresenta quelli di chi, in silenzio o alzando la voce, si batte o semplicemente desidera lavorare, con dignità.