Avezzano. Dopo lunghe trattative ed estenuanti trafile burocratiche, la Provincia dell’Aquila ha iniziato le attività di controllo del cinghiale. Le attività che si sono svolte in 4 giorni hanno visto la fattiva collaborazione dei cacciatori abilitati (selecontrollori), iscritti nell’A.T.C. di Avezzano, coordinati dal Presidente Giacomo Di Domenico, su base volontaria e gratuita, sotto il controllo di Carlo Ciuffetelli della Polizia Provinciale che da anni sta lavorando al progetto già approvato dall’I.S.P.R.A. Non comprendiamo le ragioni di quei cacciatori verso i quali ci riserviamo di sporgere querela, che non essendo abilitati a svolgere tali attività, hanno voluto in ogni modo disturbare chi stava svolgendo un compito istituzionale previsto dalle leggi e attuato con le stesse modalità in tutto il territorio nazionale anche all’interno di parchi nazionali e riserve naturali. Forse gelosia, forse invidia, forse solo ignoranza, la stessa ignoranza con la quale alcuni si permettono di scrivere su un comunicato dato alla stampa che i danni non ci sono e che addirittura, non ci sono i cinghiali, riferendo dati sulla presenza nel parco Sirente Velino di soli 250 cinghiali, ed allora ci chiediamo chi ha potuto arrecare gli oltre 80,000.00€ di danni nei due comuni marsicani? Il comune di Magliano risulta, con 56.000,00 €, il più danneggiato della intera Provincia. Soldi e questa è la nota dolente, che gli agricoltori non vedranno se non, forse, tra 3-4 anni. Noi siamo aperti al confronto, attendiamo di poterci sedere intorno ad un tavolo ed ascoltare le ragioni di tutti, ma prima si debbono sanare le situazioni pregresse e ci debbono essere liquidate le somme che non sono contributi ma indennizzo per il nostro lavoro altrimenti distrutto. Il risultato del selecontrollo, al di là dell’esiguo numero di capi abbattuti (9 cinghiali in 4 giorni), è il temporaneo allontanamento degli animali dalle coltivazioni di cereali, oramai prossime alla trebbiatura e non intaccherà minimamente le possibilità di caccia per la prossima stagione. Chiaro è che questo non può costituire altro che un punto di partenza rispetto alla gestione di una specie così impattante sul territorio. Ci aspettiamo che la Regione Abruzzo avvii una fase di confronto che coinvolga tutti i portatori di interesse al fine di evitare inutili contrapposizioni e scontri, oltre che ridurre l’entità dei danni con risparmio per la collettività. L’Abruzzo si definisce “terra dei parchi”, “regione verde d’Europa”, tutto questo costa però alla comunità agricola regionale circa 8 milioni di euro l’anno. Nessuno ci aveva detto che la “Regione Verde d’Europa”, l’avremmo dovuta finanziare noi agricoltori. Prendiamo atto ma reagiremo.