Tagliacozzo. E’ stato malmenato da un fedele dopo la messa. Alla base dell’aggressione, su cui indagano i carabinieri per la parte giudiziaria e la diocesi per accertamenti interni, ci sarebbero questioni di festa patronale. L’aggressione sarebbe avvenuta subito dopo la messa nella chiesetta della frazione di Tremonti e a farne le spese è stato don Andrea Kot, di origine polacca. “Un uomo, venuto da un paese dell’est Europa, dove la religione cattolica era perseguitata dal regime”, lo descrivono i fedeli, “un uomo che ha scelto la strada del sacerdozio cristiano, Don Andrea. Nel suo peregrinare e’ parroco in terra d’ Abruzzo abitata da gente forte e gentile, nella frazione di San Giovanni. Lui, presa in consegna la chiesa e la canonica ha l’ardire di chiuderle a chiave, aprendole solo in occasione delle celebrazioni religiose. Si scatena un putiferio, le poche anime che frequentavano la chiesa non vanno più ad ascoltare la messa.
E tanto dicono e tanto fanno che il vescovo per il quieto vivere trasferisce il parroco a Tremonti, altro paesino della Marsica confinante con San Giovanni. Qui Don Andrea non fa lo stesso errore, le chiavi le lascia alle tante perpetue che si occupano della chiesa. Passano l’inverno e la primavera tra messe rosari e lezioni, perché Don Andrea insegna all’università, insomma nella routine”. Tutto questo fino ad agosto quando al centro della diatriba ci sono i soldi per le feste patronali e i soldi dell’elemosina che si raccolgono durante la messa. Un oppositore all’azione del parroco, accusato di non voler utilizzare i soldi della bussola per le feste patronali, entra in chiesa durante la messa va sull’altare ma rimane inascoltato, non si può interrompere il rito. Il giorno successivo viene attaccato un foglio firmato dall’uomo al portone della chiesa, con un decalogo di vita dei sacerdoti con sottolineato il comportamento a lui sgradito. Il decalogo viene letto e commentato in chiesa. La messa finisce: “andate in pace”. Ma dopo la messa scatta l’aggressione da parte di un settantenne con l’approvazione di alcuni “fedeli”. La prognosi causata da un pugno in faccia è di diversi giorni. Nella giornata seguente, durante la predica Don Andrea afferma: “non è successo niente, vogliamoci bene come prima che accadesse il fatto”. Ma scatta lo stesso la denuncia ai carabinieri.