È alla guida di ben quattro comunità il sacerdote che oggi ci farà compagnia in un nuovo appuntamento della rubrica #ParrocchiaLive. Parliamo di don Michelangelo Pellegrino, parroco delle chiese di Santa Maria delle Grazie di Sante Marie, SS. Salvatore di Pagliara, San Giovanni di San Giovanni e San Nicola di Bari di Castellafiume. Ecco cosa ci ha raccontato.
Qual è il tipo di comunicazione che oggi utilizzate per dialogare con i fedeli?
Nella mia esperienza pastorale l’unico approccio di comunicazione che reputo necessario e valido consiste nella relazione dell’incontro. Proprio come ci insegna Papa Francesco: bisogna incontrare l’altro e conoscerlo nella sua umanità. La comunicazione vera si serve del dialogo concreto tra individui che si ritrovano a guardarsi negli occhi. Nonostante io usi anche i nuovi canali tecnologici per divulgare ogni domenica la mia breve riflessione del vangelo, sono consapevole che il messaggio non arriva nel cuore come invece accade durante l’incontro personale.
Qual è la risposta dei giovani ai messaggi di fede?
Nelle piccole parrocchie i giovani rispondono “ni”. In loro c’è il desiderio di una nuova esperienza spirituale ma al tempo stesso sono presi dalla vita mondana. Ciò che fanno è vivere nella ricerca. Io provo a essere sempre propositivo dando loro un modello da seguire: Cristo. Un percorso assolutamente non facile già di per sé, immaginiamoci per i giovani di oggi.
Ci sono tratti caratteristici per ciascuna delle quattro parrocchie?
No, non ci sono dei tratti che le differenziano in quanto la caratteristica di queste piccole parrocchie è il possesso di una fede religiosa. Una fede che si fonda sulla tradizione e sulla devozione nonché circondata da persone credenti e, soprattutto, credibili.
Quali sono le principali difficoltà che ha riscontrato nella gestione di quattro parrocchie?
Riscontrare difficoltà è normale. Dal momento che devo celebrare quattro messe, la distanza tra le chiese è uno degli ostacoli più grandi. Ma supero facilmente questa problematica perché in ogni mia comunità c’è un laicato formato che vive con passione il suo battesimo e che mi permette di dire “la parrocchia non la fa il parroco ma i parrocchiani”.