Avezzano. Una testimonianza coraggiosa, quella di Alessandra Danese, infermiera del pronto soccorso dell’ospedale di Avezzano e vicepresidente regionale SIS 118, Società Italiana Sistemi 118. Nei giorni scorsi aveva reso nota la positività al covid-19. Tanta paura e momenti davvero difficili. Adesso il peggio sembra essere alle spalle, Alessandra è in via di guarigione. “Sto meglio, a parte il dolore al polmone sinistro, tosse e mancanza dell’olfatto, ma ringraziando Dio respiro bene”. E’ stata ricoverata il 21 ottobre dopo aver appreso la positività del primo tampone e dopo la seconda determinazione dello stesso. Oltre a ciò, anche la Tac che ha evidenziato una polmonite a vetro smerigliato. Da lì, il ricovero e l’isolamento a malattie infettive Covid ad Avezzano. Sabato le dimissioni.
“Il fisico ha retto, vista la mia giovane età. Devo ringraziare il mio medico di base, il dottor Luciano Lippa che mi ha fornito subito la terapia di attacco con Zitromax 500 e Deltacortene 25mg. E’ stata di aiuto i primi giorni perché ero uno straccio. In reparto mi hanno aggiunto la Seleparina per evitare le trombosi polmonari”, spiega, “e un grazie va anche alla dottoressa Coletta Maura che ha insistito affinché facessi diagnosi, appena mi ha sentito per telefono”. Se si riconosce in tempo la sintomatologia, si può curare anche lontano da un ospedale, ma dopo la convalescenza e superata la difficoltà respiratoria, é giusto continuare l’isolamento a casa e lasciare posto a chi ha bisogno. La cosa grave è non riuscire a tornare in isolamento a casa se si hanno familiari, figli, mariti, compagni, perché c’è il rischio di contagio”.
“Nonostante tutto ci sto provando, cercando di rispettare tutte le norme igieniche dello Spallanzani. È un periodo duro, spesso mi viene voglia di piangere e vorrei andarmene o cambiare lavoro, non reggiamo più certi ritmi simili alla guerra e quando ci si sente così é il caso di dare cambio al personale in prima linea. Siamo stremati, sfiniti, non ci sono parole per descrivere tale periodo. Ho vissuto due terremoti ma queste emergenze hanno un inizio e una fine. Ora non riusciamo a capire quando finirà e non c’è supporto psicologico e resilienza che tenga. Perché sarà dura superare questi ritmi”.
“Continuo ancora isolamento in casa, in attesa di successivo tampone che spero sia negativo. Si continuerà la convalescenza fino a quando la polmonite sarà passata, con la speranza di ritornare più forte di prima in trincea. Questo periodo sarà molto riflessivo per me, mi mancheranno tante persone, oltre al mio compagno, ma soprattutto i mie nipoti. Il non poter avere contatti veri, il sapere di non poterli abbracciare fa male, ma diventa una questione di responsabilità. Sarà dura, speriamo passi presto. Durante la campagna elettorale ho chiesto che si implementasse la medicina territoriale, il poter curare i malati a casa. La casa deve diventare un luogo di cura, soprattutto in emergenza, e se si seguono le giuste regole di isolamento fiduciario, possiamo curare il covid non solamente in ospedale”
“Vorrei spendere due parole per incoraggiare i miei colleghi, infermieri, oss, medici, autisti e servizio di 118, ditta delle pulizie la Cascina (senza di loro non so come faremmo). Per loro anche una nota di lode, perché sono giorno e notte con noi senza mai abbandonarci. Idem con il servizio di vigilanza. Sono stati eccezionali anche i colleghi delle malattie infettive Covid19 che hanno ritmi come i nostri e pieni di gentilezza. E poi c’è il mio medico di base, il dottor Lippa, che è differente. Mi chiama anche di notte…”.
L’appello, semplice, chiaro e diretto: “Attenzione, tutti, nessuno è invincibile. Mi rivolgo soprattutto alle nuove generazioni: siate più accorti”.