Collelongo. “Per ora non dico nulla. Sulle sentenze prima si riflette poi si parla”. Sono queste le prime parole dell’ex governatore dell’Abruzzo, Ottaviano Del Turco, dopo essere uscito dalla sua casa di Collelongo quando ha conosciuto l’esito della sentenza di condanna in primo grado a 9 anni e sei mesi emessa dal Tribunale di Pescara. Una sentenza che, per una parte dell’opinione pubblica, è arrivata in assenza di prove certe e dopo un processo sicuramente in alcune occasioni surreale, contraddistintosi per la mancanza di riscontri documentali, a parte cesti di mele, fotografie di Angelini davanti alla casa di Collelongo e dichiarazioni di chi pure è stato condannato, come Angelini, l’ex re delle cliniche abruzzesi.
“Ho perso le speranze quando il Pm ha chiesto la condanna a 12 anni”, ha aggiunto Del Turco, “una richiesta pesantissima che nell’opinione pubblica avrebbe fatto passare la convinzione della colpevolezza. Pm e giudici”, ha aggiunto, “fanno lo stesso percorso e quindi sono abituati a ragionare con la stessa logica inquisitoria”.
Ma è proprio la questione delle prove l’argomento ricorrente dopo la pesante sentenza. Purtroppo da questo punto di vista, sempre per una parte degli osservatori più attenti di questa vicenda, il piatto piange. I soldi non sono mai saltati fuori dai conti correnti di Del Turco, e nemmeno da quelli dei suoi familiari o degli amici più stretti, nonostante tutte le rogatorie internazionali. Nessuna traccia di movimenti sospetti e passaggi di tutti quei soldi. Neanche l’acquisto delle case è riconducibile a quei sei milioni di euro perché sono state acquistate con i mutui o in periodi precedenti alla vicenda. L’altra questione che stupisce, è l’assenza di intercettazioni sulla vicenda delle tangenti. Neanche quelle ci sono.
“E’ un processo che è nato da una vicenda costruita dopo gli arresti”, ha aggiunto Del Turco, “cioè senza prove. Hanno cercato disperatamente le prove per 4 anni e non le hanno trovate e hanno dovuto ricorrere a una specie di teorema e con il teorema hanno comminato condanne che non si usano più nemmeno per gli assassini..in questo periodo. Io sono stato condannato esattamente a dieci anni di carcere come Enzo Tortora”.
Foto Claudio Lattanzio