Avezzano. I soci e il consiglio direttivo della sezione di Avezzano del Club Alpino Italiano (Cai) si oppongono alla riperimetrazione del Parco regionale Sirente Velino e alla caccia al cinghiale fuori dal Comune di residenza in periodo Covid.
“La sezione del Club Alpino Italiano di Avezzano, in qualità di sodalizio maggiormente rappresentativo (più di 400 soci) con riguardo al territorio del Parco naturale regionale Sirente Velino, ha già espresso in sede di consiglio direttivo la contrarietà alla riperimetrazione del parco sancita dalla “Nuova disciplina del Parco naturale regionale Sirente Velino e revisione dei confini” approvata dalla giunta con DGR n. 333C del 15/6/2020” spiega il consiglio direttivo del Cai Avezzano. “Ci è parsa doverosa una pubblica presa di posizione sul tema attraverso i canali istituzionali, giacché la sezione Cai di Avezzano si occupa della frequentazione e della tutela della montagna dal 1929”.
“Accompagnatori d’escursionismo, accompagnatori sezionali d’escursionismo e soci dalla pluriennale esperienza d’attività in ambiente, gli alpini conducono da generazioni un’opera attenta di marcatura e mantenimento dei sentieri escursionistici dei massicci del Velino e del Sirente, le due più importanti catene montuose del parco” spiega il Club Alpino Italiano di Avezzano. “Pur insistendo l’attività sezionale nei versanti meridionali delle catene in esame, i quali non sono coinvolti nel processo di insensato ridimensionamento riguardante la Valle Subequana e l’Altopiano delle Rocche”, la sezione Cai di Avezzano “ha dal principio avvertito la portata globale della riduzione programmata.
Perché crediamo vivamente che i nostri interessi di tutela non sfumino oltre i confini degli itinerari maggiormente frequentati dai nostri soci, ogni cima dell’Appennino, ogni omino in pietra e ogni prateria d’alta quota è casa nostra”.
“In linea con quanto già espresso da una lettera indirizzata dal presidente generale del Club Alpino Italiano, Vincenzo Torti, e al consiglio regionale abruzzese, sottolineiamo che la natura delle zone destinate alla riperimetrazione è quella di zone di protezione speciale e di siti di interesse comunitario. Affiancando il nostro appello a quello delle associazioni di categoria già schieratesi contro lo scriteriato provvedimento legislativo regionale, auspichiamo quanto prima l’uscita del Parco naturale regionale Sirente Velino dal pantano del commissariamento amministrativo, affinché in sintonia con le sezioni territoriali del Club Alpino Italiano, le altre associazioni ambientali e le amministrazioni comunali si intraprenda un comune e coordinato cammino verso una risonanza futura dell’area protetta e dell’immensa biodiversità da essa custodita, che travalichi non solo i confini regionali, ma anche quelli nazionali” spiega il Cai Avezzano.
“L’orientamento, più volte manifestato dalle istituzioni regionali, volto a liberare il territorio dai vincoli ambientali ci preoccupa oltremodo per l’ordinanza emanata da Emanuele Imprudente, vicepresidente della Regione Abruzzo (con varie deleghe tra cui agricoltura, caccia e pesca), sollecitato dalla categoria dei cacciatori, che consente la caccia con braccata al cinghiale al di fuori del territorio comunale in piena emergenza Covid” aggiunge il Club Alpino Italiano di Avezzano. “Con questa ordinanza l’assessore ha recepito la richiesta di riaprire la caccia poiché, secondo gli interessati, il periodo di chiusura determinato dall’inquadramento regionale in zona rossa e poi arancione starebbe provocando un aggravamento dei danni alle colture causati dai cinghiali che imperversano nel territorio, talvolta provocando incidenti stradali. Le norme dei Dpcm, come ben sappiamo, di fatto impediscono a qualsiasi altro cittadino, se non per motivi di salute, comprovate esigenze lavorative o per necessità, di uscire dal Comune di residenza. Noi non riteniamo che al di là della tutela della salute pubblica vi possano essere altre motivazioni, quand’anche dettate da ordinanze regionali, a favore della mobilità di certe categorie e non di altrettante altre che versano in gravi difficoltà economiche a causa della chiusura forzata delle attività commerciali”.
“È inaccettabile che da un lato si presti attenzione ai problemi circoscritti, esasperati e senza alcun fondamento scientifico relativi alla caccia, e dall’altro si impedisca a tutti i cittadini di recarsi presso parenti e amici o, nel nostro caso, di poter svolgere l’attività escursionistica libera che nessun danno arreca al territorio e, semmai, ne favorisce la tutela e la conservazione, scongiurando i sovraffollamenti nei centri commerciali o in altri ritrovi dei centri più intensamente popolati” spiega il Club Alpino. “Ci auguriamo che l’ordinanza venga ritirata e non prorogata per il mese di gennaio come l’assessore ha preannunciato e che la nostra voce, parimenti su questo tema, rappresenti una delle voci del coro unanime e teso alla tutela incondizionata del nostro territorio” conclude.