Gioia dei Marsi. “E’ fuori controllo da piu’ di due anni un focolaio di tubercolosi bovina nel Parco d’Abruzzo, l’orso marsicano, l’orso a più alto rischio di estinzione al mondo, potrebbe scomparire improvvisamente, come si desume dalla letteratura scientifica”. E’ l’allarme lanciato da “Salviamo l’Orso”, Associazione per la conservazione dell’orso bruno marsicano (Acobm), teme che la possibile diffusione della malattia non sia monitorata e ci siano serissimi rischi per tutta la fauna selvatica del Parco oltre che per le persone che vivono nel territorio del Parco e per i visitatori. La questione è stata trattata nel 2014 dal tavolo tecnico del Piano d’Azione per la tutela dell’Orso marsicano (Patom) con il contributo di Massimo Fenati e Adriano Argenio (Progetto Life Arctos – Azione C2).
I pascoli del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, secondo l’allarme lanciato dal presidente Stefano Orlandini, sono contaminati dal batterio della tubercolosi bovina e il fatto non è recente. Il primo focolaio fu infatti rilevato nel luglio 2012, ma da allora la malattia non è stata eradicata dal territorio e anzi, ha mietuto almeno una vittima nella ridottissima popolazione di orso marsicano: un’orsa nel pieno dell’eta’ riproduttiva è morta nel marzo scorso a causa della tubercolosi; il batterio killer come hanno accertato le analisi, era lo stesso del focolaio rilevato ben due anni prima.
Il primo focolaio di tubercolosi è stato rilevato in una mandria di vacche in un paese al confine con il Parco d’Abruzzo, Gioia dei Marsi. Nei due anni seguenti reiterati episodi di illegalità da parte di alcuni allevatori, nonché il ritardo od il mancato intervento delle istituzioni coinvolte (ASL, Parco d’Abruzzo, Regione Abruzzo), necessario ad arginare e gestire l’emergenza, ha fatto sì che la situazione sia rimasta fuori controllo e le implicazioni di questo sono gravissime.
Le mandrie in quarantena e i capi sospetti di essere infetti non sono stati tenuti in isolamento. Un vitello potenzialmente infetto è stato predato da un orso e tracce della presenza di orsi sono state trovate nei recinti e vicino agli abbeveratoi delle vacche in quarantena: orsi e animali domestici (vacche e cavalli ) hanno frequentatolo lo stesso fontanile e si sono nutriti sul medesimo carotaio vivendo in promiscuita’ per un lungo periodo. L’orso marsicano è ridotto a solo 50 esemplari caratterizzati da una ridottissima variabilità genetica: una malattia come la tubercolosi, ed altre già rivelate da diversi studi all’interno dell’areale della popolazione di orso marsicano, in caso di epidemia , ne cancellerebbero l’esistenza sul pianeta per sempre.
Secondo gli esperti riuniti in un Tavolo Tecnico Sanitario appositamente costituito presso il Ministero della Salute si devono mettere in atto con urgenza delle misure per bonificare il territorio e monitorare la fauna selvatica con la istituzione di una zona infetta e l’intensificazione della sorveglianza. Purtroppo non solo niente di tutto cio è stato messo in pratica, ma la situazione è talmente fuori controllo che ad oggi ci sono ancora alcuni capi di bestiame potenzialmente infetti che risultano dispersi. in barba alle leggi vigenti a tutela della salute umana.
Va infatti ricordato che la tubercolosi può contagiare anche l’uomo: quali garanzie ci sono ad oggi per coloro che vivono nel Parco o che decidono di visitarlo?
Salviamo l’Orso ritiene che la situazione sia ormai fuori controllo e riveli drammaticamente l’insufficienza dell’azione delle amministrazioni competenti nel fare fronte alle problematiche della conservazione dell’orso, anche quando questo implica il solo rispetto di leggi e norme già vigenti e, tra l’altro, a tutela della salute umana. Salviamo l’Orso chiede quindi che venga subito istituita la zona infetta, che nella zona infetta per la prossima stagione sia prima di tutto vietato il pascolo cosi come fu gia’ richiesto a Giugno scorso dal Ministero della Salute, richiesta ignorata dall’ASL competente e dai Servizi Veterinari regionali, che l’area sia bonificata ed i controlli sanitari e di sorveglianza intensificati .
“Noi chiediamo inoltre che l’esercizio zootecnico, perlomeno all’interno delle aree protette”, dichiara Stefano Orlandini, “venga attentamente pianificato nella forma, nei tempi e nella localizzazione per garantirne la reale compatibilità con la conservazione della biodiversità e che, nell’areale dell’orso marsicano in particolare, venga considerata attività comunque subordinata alle esigenze di conservazione della specie”.
L’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) è ad altissimo rischio di estinzione. L’ultima stiama dei ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma parla di soli 50 esemplari. E’ protetto da norme europee (allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”) in quanto specie di interesse comunitario e prioritario. L’orso marsicano vive nell’Appennino centrale i principali fattori di rischio per questo orso sono la mortalità indotta dall’uomo, la perdita di habitat idoneo, il disturbo in siti cruciali quali i siti di svernamento e i siti di alimentazione in periodi critici. Inoltre nel caso dell’orso marsicano la ridotta dimensione della popolazione, probabilmente ben al di sotto della minima popolazione vitale e quindi con una bassissima variabilità genetica congiuntamente ad un precario stato sanitario, è un altro gravissimo fattore di rischio. E’ stato anche evidenziato come gli effetti derivanti dalle infrastrutture e dalla presenza di attività antropiche di vario genere si ripercuotano negativamente sull’ecologia della specie e la sua conservazione.