Avezzano. Alla terza consiliatura nel Comune di Avezzano, dopo la prima nel secondo mandato di Antonello Floris e la seconda nella prima esperienza di Gianni Di Pangrazio, Ignazio Iucci è sta i più esperti componenti del prossimo Consiglio comunale del capoluogo marsicano. Assieme, soprattutto, a Domenico Di Berardino e Roberto Verdecchia, rappresenta il trait d’union tra il passato e il presente nel Palazzo di città.
Rispetto alle precedenti esperienze amministrative, in cosa, secondo lei, Avezzano è cambiata?
La città è andata indietro, adesso ha delle ferite anche difficilmente sanabili. Al di là della pista ciclabile fatta in questo modo, ho alcune remore anche su piazza del mercato che ha cambiato identità, mentre prima ne aveva una ben marcata e precisa. Anche sulla cittadella dello sport, sullo stadio dei pini, sul Veledromo ho preoccupazione. Adesso è tutto inagibile. Quei soldi che riuscimmo a ottenere con l’amministrazione Di Pangrazio sono stati dirottati altrove, perdendo quindi la funzionalità del iniziale del progetto iniziale. Dovremmo riprendere in mano il discorso…
La mobilità sostenibile può essere un modo per connettere il centro città con frazioni e periferie?
La pista ciclabile l’avevamo prevista da San Pelino ad Avezzano, ad esempio. Dovremo riprenderla al più presto, ma anche da Antrosano, Cappelle, Borgo Incile. Sono totalmente favorevole alla mobilità sostenibile ma è importante anche potenziare i trasporti interni. Stiamo lavorando anche a un progetto con il parco verde all’interno dell’ex Arssa per creare non solo un grande polmone verde, ma anche un parco urbano centrale. E poi attenzioni alla pineta, luogo ricco di possibilità che non può che essere attenzionato maggiormente. Siamo fortunati a vivere in una città che abbia tutti questi spazi verdi ma dobbiamo anche tutelarli e valorizzarli per evitare che vengano deturpati. Riguardo le periferie posso dire che occorre far lavorare i comitati di quartiere, senza che questi vengano sfruttati per interessi personali, però. Ma non vedo periferie degradate, ma più un problema di sicurezza nella città. Pensiamo alla stazione, dove i cittadini si sentono in pericolo. Occorre creare, ad esempio, dei parchi gioco, altrimenti diventano quartieri dormitorio, per portare gente.
Immagino che le sue preoccupazioni siano anche per la sanità…
In quest’ambito abbiamo perso molto terreno. L’ospedale ha vulnerabilità 0.11, dovrebbe essere 1, tanto per specificare la gravità della situazione. Siamo andati indietro, è la struttura più pericolosa dell’Abruzzo. Abbiamo perso numerosi primari senza che venissero sostituiti. Quando manca il dirigente del reparto, questo viene sottoposto all’attenzione di quello dell’Aquila (in questo caso) che ha meno budget a disposizione per investimenti. Gli effetti li abbiamo sotto ai nostri occhi.
Un occhio di riguardo per la terza età?
La loro esperienza è importante per i ragazzi e per le nuove generazioni. Vanno sicuramente coinvolti di più. I “nonni sentinella”, ad esempio, a piazza Torlonia o al centro città. Che siano parte integrante del tessuto sociale cittadino, che possano portare avanti sempre di più la loro memoria storica. E’ importante tenerla viva grazie ai nostri nonni e, quando sarà possibile, proveremo a coinvolgerli anche nelle scuole.