Avezzano. “Abbiamo letto recentemente una missiva di alcuni cittadini avezzanesi (Aratari, Babbo, Carpineta, Di Berardino, Di Pangrazio, Dominici, Eligi, Francesconi, Gallese, Natale, Pierleoni, Ridolfi, Rosa, Verdecchia) al commissario prefettizio con diverse richieste e vorremmo commentare ciò cui noi teniamo maggiormente. Vi è questo brano: “rimodulazione (anche attraverso la rimozione [dei] cordoli) del progetto di mobilità sostenibile con l’eventuale
spostamento della pista ciclabile realizzata in pieno centro”.
“Orbene, rimodulare in politichese significa frammentare quei 1200 metri e sistemarne trecento a Papacqua, altrettanti a Pucetta e il resto sulla cima del monte Salviano. Ciò che appare subito, è la scarsa conoscenza sia del funzionamento di una moderna democrazia, sia della funzione di una pista ciclabile – eppure se ne costruiscono da più di quarant’anni”. A dichiararlo è Giuseppe Pantaleo, presidente della Mobilità Sostenibile Marsicana.
“Spieghiamo. Sono gli ingegneri o gli architetti a firmare i progetti, non un sindaco, un consigliere comunale, un commissario prefettizio o un segretario locale di partito. Un tecnico progetta una pista ciclabile generalmente lungo un asse principale, com’è avvenuto anche da noi (via G. Marconi, corso della Libertà). È definito asse un tronco stradale ad alta intensità di traffico; tutto ciò è registrato da un particolare ufficio comunale o da rilevatori occasionali – si tratta di freddi dati numerici”.
“È più facile perciò trovare una pista ciclabile su via C. Corradini, via G. Garibaldi, via Roma che lungo via degli Ausoni, via Giotto o via Tevere. Quel tipo di pista serve a convogliare, lungo lo stesso percorso, una parte di quelli che normalmente utilizzano il mezzo meccanico privato; si ha perciò lo stesso numero di persone ma che impegnano meno spazio per spostarsi e producono meno inquinamento. La mobilità ciclo-pedonale è forse la miglior soluzione ai problemi locali legati al traffico, perché le risorse economiche a disposizione di un comune di 42mila abitanti sono limitate e non consentono il mantenimento di un efficiente servizio di trasporto pubblico”.
“Il progetto attuato l’anno scorso deriva dal Piano del traffico adottato dal Comune d’Avezzano nel 2003 non da
quello di Sulmona o di Vasto; bisognava perciò, che le amministrazioni che si sono succedute, favorissero gli
spostamenti su mezzi diversi da quello privato a motore in questi ultimi quindici anni. Quella dell’amministrazione De Angelis è stata una scelta politica, a differenza di quei due righi che esprimono solo voglia di distruggere una realizzazione senza criticarla né proporre qualcosa d’altro. I cittadini in questione avrebbero dovuto dimostrare, al suo tempo, che quell’asse principale – lo stesso della nuova Avezzano, non a caso – è scarsamente transitato. Producendo dei dati allora, più che bassi espedienti oggi”, conclude Pantaleo.