Villavallelonga. A chiedere all’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (Unesco) l’importante riconoscimento, non solo da un punto di vista storico e culturale ma anche per quanto riguarda lo sviluppo turistico e del territorio, sono stati il Ministero dei Beni culturali e la Regione Abruzzo. Al riguardo è stato infatti commissionato uno studio e una scheda tecnica di filmati documentali a cura dell’antropologa abruzzese Lia Giancristofaro. Ci si è posti, infatti il problema di salvaguardare quello che viene definito uno dei capolavori culturali e della tradizione per evitarne la scomparsa, così come accade per i beni materiali. La Panarda di Villavallelonga è una caratteristica cena offerta dai capofamiglia del paese ad amici e parenti la sera de 16 gennaio. Un ricco banchetto di prodotti tipici che va avanti fino a tarda notte in attesa della visita di giovani del posto che si spostano da una casa all’altra intonando le tradizionali canzoni dedicate a Sant’Antonio. Un’usanza che si fonde con la grande devozione per il Santo festeggiato e che diviene un evento così particolare da essere preso come fonte di studio dal punto di vista antropologico ed etnografico non solo dell’Abruzzo, ma dell’intero Paese. Quest’anno la manifestazione si aprirà sabato 15 dicembre con un convegno, alle 17.30, dal titolo “L’ultrasecolare culto di Sant’Antonio Abate a Villavallelonga: dalla Panarda al Web”. L’evento è stato organizzato dal Comune e dalla Parrocchia “Santi Leucio e Nicola” con la collaborazione delle associazioni locali (Il banditore”, Dfp, Pro Santa’Antonio e Pro loco). Il 16, dal primo pomeriggio, è prevista una sfilata di costumi tipici e una scenetta in piazza con la “Pupazza storica” che raffigura la tentazione incontrata dal Santo nel deserto. A fine serata viene bruciata come simbolo di buon auspicio. Il giorno successivo, lunedì 17 gennaio, sarà la volta della festa religiosa. La mattina avrà luogo una processione e, durante il pomeriggio, carri allegorici sfileranno per le vie del paese, con a seguito maschere con le corna che rappresentano i diavoli tentatori del santo. «Valorizzare questa importante tradizione ancora vitale», ha affermato il sindaco Martorano Di Cesare, «è un’esigenza del nostro territorio e della nostra popolazione. Il riconoscimento che arriverà in breve tempo sigillerà l’importanza di questa tradizione e della nostra cultura».