L’Aquila. In Abruzzo vengono spesi quasi 3 miliardi l’anno per garantire le prestazioni sanitarie. Ma i posti letto sono diminuiti in tutte le province nell’ultimo decennio, con svantaggi soprattutto per le aree interne della regione.
In sintesi:
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I costi della sanità abruzzese ammontano a 2,8 miliardi di euro.
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Tra 2010 e 2019 i posti letto in regione sono calati del 18,2%.
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A Pescara il maggior numero di posti letto: 1.260. Nel decennio i maggiori cali nelle province di Chieti e Teramo
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Il calo dei posti letto riguarda principalmente le strutture pubbliche (-20,6%) e meno quelle private accreditate.
La sanità ha un ruolo centrale nella società, com’è stato evidente anche con la pandemia, dove il sistema ha mostrato molti limiti. Con le lacune dell’offerta sanitaria in ambito ospedaliero, aumenta la necessità di sviluppare in parallelo i servizi territoriali per evitare di lasciare scoperte zone peculiari del paese. Come in Abruzzo, una regione composta in parte da piccoli comuni delle aree interne in cui risulta più complesso mantenere le strutture ospedaliere.
Per sopperire a queste fragilità sono previsti, tra l’altro, fondi per oltre 200 milioni di euro nel piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), come è stato raccontato recentemente su Abruzzo Openpolis.
Ma quanto vale oggi la spesa per il comparto sanitario in Abruzzo?
I costi della sanità in Abruzzo
A livello nazionale, nel 2020 i costi del servizio sanitario ammontavano a circa 130,2 miliardi di euro. Di questi 84,2 miliardi erano legati a beni e servizi, i restanti 29,5 miliardi erano appannaggio invece del personale sanitario e professionale. Questi costi vengono ovviamente ripartiti tra i territori del paese, tra cui l’Abruzzo. Erano 2,8 i miliardi di euro sostenuti per il sistema sanitario in Abruzzo, in base ai dati Openbdap.
Anche per l’Abruzzo i costi maggiori sono rappresentati dalla fornitura di beni e servizi (1,9 miliardi di euro), oltre che dal personale sanitario e professionale (655,9 milioni).
Una parte delle spese per la sanità viene impiegata per i livelli essenziali di assistenza (Lea). Si tratta di prestazioni e servizi che il servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, finanziati attraverso il pagamento di una quota (il ticket) o attraverso risorse pubbliche, principalmente le imposte.
Nella regione questi servizi hanno dei costi pari a 1,4 miliardi di euro. La fornitura di servizi essenziali incide infatti per il 47,3% sui costi totali degli enti abruzzesi. L’assistenza ospedaliera per gli acuti è il segmento con i costi maggiori, con 1,1 miliardi di euro, a cui seguono le attività di pronto soccorso con 106,7 milioni.
La maggior parte di questi costi va a coprire le spese per il personale sanitario. Si tratta del 36,3% degli importi. A questa seguono i costi delle prestazioni sanitarie (22,7%) e i costi dei servizi non sanitari (12,2%).
Le spese sono necessarie per sostenere le attività delle strutture di ricovero. Molte di queste richiedono la possibilità di avere un posto letto, che si tratti di una degenza lunga oppure di una prestazione da fare in giornata. Questo è un dato che varia all’interno della regione Abruzzo.
Tra il 2010 e il 2019 i posti letto nelle strutture di ricovero abruzzesi sono diminuiti, passando in quasi un decennio da 5.333 a 4.361, con un calo di 972 unità, pari al 18,2%. Si tratta di una variazione particolarmente evidente nelle aree interne, già caratterizzate da una lontananza rispetto a questi servizi.
Questi comuni infatti sono distanti, tra le altre cose, da almeno un ospedale con dipartimento di emergenza-urgenza e accettazione (Dea) di I livello, ovvero una struttura che contiene sia i servizi di pronto soccorso che alcune aree diagnostiche. Un servizio di questo tipo va potenziato all’interno delle aree interne, che nel tempo hanno subito un progressivo spopolamento anche a causa della minore presenza di servizi.
La struttura con la maggiore capienza è il presidio ospedaliero “Spirito Santo” di Pescara con 587 posti letto. Seguono l’ospedale Mazzini di Teramo (430), il presidio ospedaliero clinicizzato “Ss. Annunziata” di Chieti (422) e l’ospedale San Salvatore dell’Aquila (385).
La diminuzione registrata tra 2010 e 2019 è dovuta sia alla riduzione dei posti nelle singole strutture che alla chiusura di strutture stesse, come nel caso della casa di cura S. Maria di Avezzano (L’Aquila), chiusa nel 2011. Il calo si può riscontrare in tutte le province abruzzesi.
È Pescara la provincia caratterizzata dal maggior numero di posti letto nelle strutture di ricovero (1.260). Seguono L’Aquila (1.143), Chieti (1.114) e Teramo (884). Nel periodo 2010-2019 le diminuzioni sono più consistenti hanno riguardato le province di Chieti (-32%) e Teramo (-18,5%). Si registrano i cali minori alla media regionale, invece, nei territori di Pescara (-14,4%) e dell’Aquila (-3,7%).
La diminuzione dei posti letto dal 2010 al 2019 si è verificato sia nelle strutture pubbliche che in quelle private accreditate. Ma se per le prime la discesa è stata netta e costante, il numero dei posti letto nelle seconde è rimasto quasi invariato.
Nelle strutture pubbliche infatti sono passati da 4.251 del 2010 a 3.377 del 2019 (-20,6%). Le case di cura private, invece, nel 2019 avevano 984 posti letto, a differenza dei 1.082 in dotazione nove anni prima (-9,1%).
Abruzzo Openpolis è un progetto di Fondazione Openpolis, Etipublica, Fondazione Hubruzzo, Gran Sasso Science Institute e StartingUp.