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Orso morto, associazioni tartufai contro l’Aidaa: “Cercare i colpevoli tra i delinquenti”

"Non tra le persone oneste"

Alessandra Ciciotti di Alessandra Ciciotti
10 Giugno 2024
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Scanno. In merito alla vicenda dell’orso trovato senza vita a Scanno e alle accuse mosse alle associazioni dei tartufai dall’Aidaa, Fabio Cerrato, nella doppia veste di presidente dell’associazione micologica tartufai abruzzesi (Amta) e presidente della Federazione nazionale associazioni tartufai italiani (Fnati) non accetta le parole dell’Aidaa che ha accostato la morte di un orso nel territorio del parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise alla convivenza non gradita con i tartufai.

“Dire che quella zona è piena di tartufai che non gradirebbero la presenza dell’orso è un’accusa becera che respingiamo senza se e senza ma”, ha commentato Cerratano, “queste posizioni sono estremismi inutili che non fanno bene a nessuno e in particolare al territorio. Non tutti i mali del mondo sono colpa dei tartufai, anzi forse nessuno. Servirebbe un po’ più di razionalità quando si prendono certe posizioni”.

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Anche Vittorio Letta, presidente dell’associazione Tartufai della Marsica, prende posizione su quanto avvenuto nei giorni scorsi e respinge le accuse dell’associazione italiana difesa animali e ambiente circa un coinvolgimento dei tartufai nella morte dell’orso rinvenuto a Scanno e chiede rispetto per un mondo da sempre attento alla difesa dell’ambiente. “Bisogna cercare i colpevoli tra i delinquenti, non tra persone oneste”.

 

“In merito all’articolo che ipotizza la possibilità di avvelenamento dell’orso marsicano ritrovato tra Scanno e Rocca Pia, vorrei esprimere una posizione diversa, a nome dell’Associazione Tartufai della Marsica, che rappresento in qualità di presidente. (Ma credo anche di tanti altri tartufai). L’articolo suggerisce che, se si confermasse l’avvelenamento, la pista da seguire sarebbe quella dei tartufai, dato che nella zona operano molti cercatori di tartufi e che recentemente diversi cani da tartufo sono stati avvelenati”. Spiega Letta. “Tali affermazioni sono estremamente gravi e dannose. È importante sottolineare che i cani avvelenati (un’azione spregevole che chiaramente condanniamo) non sono stati avvelenati in quella zona. Infatti, questi avvelenamenti sono avvenuti in un’altra regione, sebbene confinante con la nostra. Generalizzare in questo modo può quindi forviare chi legge. I cani avvelenati appartengono proprio ai tartufai, che hanno sofferto per la perdita dei loro compagni di lavoro e vita. Non possiamo accettare una generalizzazione che punta il dito contro un’intera categoria basandosi su supposizioni. Il lavoro dei tartufai è regolato e rispettoso dell’ambiente. È scorretto e ingiusto creare un collegamento diretto tra i tartufai e atti criminali. Ma comunque chi commette atti simili non può essere etichettato come tartufaio o appartenente a una qualsiasi altra categoria di persone perbene. Queste persone sono semplicemente dei delinquenti. Non è giusto attribuire ai tartufai in generale questa etichetta. Noi non siamo delinquenti. Io non mi sento tale, né credo che nessuno di noi si senta tale. Chi ottiene il patentino per andare a tartufi lo fa con onestà e passione, non per commettere crimini”.

 

“Desidero raccontare un fatto”, continua Letta, “di cui sono venuto a conoscenza. Recentemente, a scuola, dopo la lettura di certe dichiarazioni, si è creata una situazione spiacevole per alcuni bambini appartenenti a famiglie di tartufai. È stato chiesto loro (da alcuni compagni) se i loro genitori, essendo tartufai, uccidono orsi o altri animali. È davvero vergognoso che si arrivi a simili conclusioni. Aspettiamo, come tutti, i risultati degli esami autoptici per chiarire le cause della morte dell’orso. Tuttavia, gettare sospetti sui tartufai danneggia ingiustamente la reputazione di persone che lavorano onestamente e che amano e rispettano il territorio e la sua fauna. Bisogna cercare i colpevoli tra i delinquenti, non tra persone oneste. Inoltre, spesso i tartufai offrono contributi positivi per l’ambiente che li circonda, raccogliendo sporcizia segnalando situazioni anomale sul territorio e collaborando con le istituzioni. Parliamo di persone che svolgono vari lavori, accomunati dalla passione per la montagna i cani e la natura. Sono cittadini come tutti gli altri, e generalizzare è profondamente ingiusto. Pregando tutti di non creare ulteriori polemiche su questo fatto spiacevolissimo, e di non alimentare tensioni. Questo vuole essere solo un chiarimento rispetto a quanto è stato scritto e non una polemica. Chiedo quindi una maggiore cautela nel formulare ipotesi e invito tutti a non trarre conclusioni affrettate, ricordando che la giustizia deve basarsi su fatti concreti e non su supposizioni”.

Orso Marsicano trovato morto, Aidaa presenta esposto: “Se avvelenato si indaghi sui tartufai”

Tags: abruzzoAidaaorso morto
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