Avezzano. Fin dal Paleolitico l’orso è considerato come un animale sacro e venerato dall’uomo. Lo dimostrano i reperti archeologici. Sono molti i popoli nativi che si ritengono discendenti dagli orsi. In Siberia, l’orso è visto come il creatore del mondo, il grande eroe dell’umanità: è quello che dona agli esseri umani il fuoco primordiale.
Una leggenda narra che l’orso vinse la battaglia contro colui che rubò il sole. Proprio per questi popoli fu l’orso a riportare la luce sulla Terra, per questo viene chiamato ancora “padre” o “nonno”.
L’orso è un animale abile, curioso, ha una natura possente. Il fatto di sapersi erigere sulle zampe posteriori mantenendo una posizione eretta lo avvicina all’uomo, per carattere e per aspetto. Per molte tribù del Nord del Messico è “l’animale che ha mani di persona”, un grande maestro: usa le erbe per mantenersi in salute, ne ha fatto conoscere le proprietà propedeutiche all’uomo.
L’orso è l’animale che vive nelle caverne, è simbolo di introspezione: è potente, è selvaggio, sfida la morte. Nessun altro animale lo spaventa o può ucciderlo: nei rituali, indossare una pelle d’orso equivaleva a diventare un antenato iniziatore super umano.
L’orso è un animale affascinante che vive anche in Abruzzo. Dove la sua esistenza però è a rischio. Perché ormai l’orso è condizionato sempre di più dalla presenza dell’uomo, dai suoi rifiuti, dal cibo facile. Quello che trova nei cassonetti dei rifiuti o quello che qualcuno ancora gli lascia per strada o in qualche punto dove sa che arriverà.
Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, tra le tante attività di comunicazione con cui informa i cittadini che coinvivono quotidianamente con l’orso, ne ha promosso una che ha attraversato per tutta l’estate i territori dell’orso.
In particolare quelli percorsi da Juan Carrito, uno dei cuccioli di mamma orsa Amarena, di cui tanto si sente parlare in questi giorni, per la sua presenza a Roccaraso, la famosa località turistica d’Abruzzo, nota per i suoi impianti da sci.
Grazie al Teatro Lanciavicchio di Avezzano, il Pnalm ha iniziato a raccontare la vita dell’orso e della sua convivenza con gli animali tramite un nuovo strumento di analisi e comunicazione. Così il Parco ha rimodulato un modello di comunicazione istituzionale per inserirlo in una modalità più emozionale e interattiva, valorizzando le conoscenze di tutti, in funzione di un obiettivo comune: comprendere che l’orso è un grande valore per il territorio ma per salvarlo dall’estinzione ci vogliono convinzione e le azioni concrete di tutti.
Orsitudine è lo spettacolo che racconta dell’orso e del suo destino, portato in scena dal Lanciavicchio. Nella videointervista Stefania Evandro lo racconta in poche battute che bene rendono però l’idea di quel che si è voluto comunicare.
Le riprese nel video che seguono sono di una messa in scena la scorsa estate a Collarmele. Ad accogliere il direttore del Pnalm, Luciano Sammarone, il sindaco Antonio Mostacci che ha incontrato i suoi concittadini e ha dialogato con loro sotto un cielo stellato d’estate che sapeva di pace e riconciliazione.