Avezzano. Le ‘fototrappole’ utilizzate dai carabinieri forestali per inquadrare gli orsi e altri animali protetti, utilizzati per immortalare gli spacciatori di un’ associazione a delinquere da mezzo milione di euro l’anno, che nascondevano e recuperavano la droga da boschi, canneti e rive di fiumi. Questa la peculiarità dell’inchiesta, definita “la prima grossa operazione tra le varie articolazioni dei carabinieri dopo l’accorpamento della Forestale”, che ha portato a 14 arresti, 12 dei quali eseguiti con 2 ricercati, e 33 indagati a piede libero, condotta dai carabinieri del nucleo operativo radiomobile della Compagnia di Tagliacozzo, del Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale (Nipaf) del gruppo carabinieri forestali del capoluogo e della stazione carabinieri forestali di Avezzano.
“Le due componenti dell’arma si sono integrate in ogni momento con risultati di soddisfazione”, ha affermato Servedio, mentre Savini ha svelato che “tutto è partito da indagini separate, allora di carabinieri e forestale, su alcuni furti in istituti scolastici e abitazioni private, poi ci sono state convergenze investigative e operative su alcuni elementi. Tutti insieme, con la procura di Avezzano, si è deciso di unire le forze nei primi mesi del 2016”. Una persona è stata catturata a Napoli, una all’Aquila e a Sulmona e anche nel capoluogo sono stati registrati numerosi episodi di spaccio. “Durante le indagini ci sono stati tantissimi recuperi di stupefacenti – ha aggiunto – molte volte venivano occultati in zone di bosco o vicino ai corsi d’acqua o tra i canneti”. Commandè ha svelato come il traffico fosse “imperniato sulla provenienza della sostanza da Milano, attraverso viaggi con auto private, che rifornivano in particolare la provincia dell’Aquila, soprattutto Avezzano, e il Teramano. In precedenza c’erano stati arresti di 4 persone, di cui 3 in flagranza.