L’Aquila. Dopo la Campania e la Lombardia il giornalista scrittore, Roberto Saviano, inizia a occuparsi anche dell’Abruzzo e lo fa a seguito di una maxi operazione, denominata Barrik, che ha portato a 58 custodie cautelari in tutta Italia. Oltre 50 chili di cocaina sarebbero arrivati in Italia dal sud America grazie a un’organizzazione ben organizzata che si serviva di corrieri pronti a tutto pur di far arrivare la droga a destinazione. C’era chi la ingeriva, chi la nascondeva nei pannolini, chi invece in involucri termosigillati che venivano rivestiti di cere aromatizzate al caffe’, cioccolata o rum per ingannare il fiuto dei cani antidroga. I narcotrafficanti, che per un viaggio venivano pagati anche 4mila euro, erano persone distinte, insospettabili. Una volta arrivati in Italia risiedevano in hotel di lusso e subito dopo aver consegnato la merce ripartivano per il sud America pronti a ripartire con un altro carico. Il meccanismo è andato avanti per diverso tempo fino a quando nel 2010 è scattata l’inchiesta che ieri ha portato all’arresto di 58 persone. E in un lampo i narcotrafficanti e la malavita, di cui Saviano stesso parla spesso nei suoi interventi e nei suoi libri, hanno cominciato a interessare anche l’Abruzzo una terra geograficamente strategica. Una regione insospettabile, a pochi passi dalla capitale e dal napoletano, una regione dove ancora la ferita del terremoto non si è rimarginata e dove spesso neanche si pensa possano accadere queste cose. Eppure per gli “uomini della droga” è proprio questo il terreno giusto dove operare, lontano da mille controlli e dall’attenzione mediatica che qui è sempre concentrata su altro. Per questo l’autore di Gomorra ieri, dopo aver saputo della retata, ha affidato alla rete poche righe per mettere in allarme l’Abruzzo e gli abruzzesi. “L’Abruzzo e’ diventato centrale come area di ‘stoccaggio’ della cocaina perche’ considerato territorio sicuro, isolato e insospettabile”, ha scritto Saviano sulle sue pagine Facebook e Twitter, “l’operazione ha fermato un’organizzazione colombiana e italiana di narcos che ha importato 50 chili di coca in Abruzzo”. Ecco quindi che sull’Abruzzo si apre un’altra grande piaga, quella della droga e dello spaccio, che segue il terremoto e le maxi inchieste. Ferite profonde che non accennano a rimarginarsi e che sicuramente non giovano bene né all’Abruzzo né agli abruzzesi.