Avezzano. L’associazione Lgbt Odv-Ets della Marsica, visto il recente episodio di cronaca sulla morte della giovane Maria Paola Gaglione e viste anche le imminenti elezioni locali, punta i riflettori sulla situazione marsicana, che purtroppo non si discosta molto da quello che racconta la cronaca.
“Con la discussione a livello nazionale della legge contro l’omotransfobia, e a seguito dei recenti eventi di cronaca, viene da domandarsi: qual’è la situazione nella Marsica?”, spiega, “eventi estremi che arrivano alla cronaca ce ne sono fortunatamente pochi, negli ultimi anni ricordiamo solamente l’aggressione a Magliano nel 2016, anche se abbiamo la certezza che ce ne siano stati molti altri. Apparentemente c’è una sensazione di tolleranza nella Marsica, le persone LGBTQ+ (Lesbiche Gay Bisessuali Transessuali Queer e altro) non corrono grossi pericoli in pubblico, questo probabilmente anche grazie ai cambiamenti culturali che la legge Cirinnà ha portato alla società italiana. La situazione però cambia quando si va a guardare la vita privata. È in famiglia, nel lavoro e tra gli amici che si concentrano la maggior parte delle violenze, per fortuna principalmente verbali”.
“Si parte dalle battute omotransfobiche”, puntualizza Rubeo, “che tra amici e colleghi soprattutto maschi sono anche all’ordine del giorno, fino ad arrivare al rifiuto o addirittura al senso di vergogna che i familiari di persone LGBTQ+ arrivano a provare. È spesso il senso di vergogna dell’avere una persona LGBTQ+ in famiglia a sfociare in violenze sempre più pesanti, anche fisiche purtroppo. La storia di Maria Paola Gaglione, ad esclusione del tragico epilogo, è un esempio delle situazioni che purtroppo spesso si arrivano a creare. Una persona soggetta a discriminazione può reagire in tanti modi, abbiamo raccolto le quattro tipologie di reazione più comuni, consapevoli che la reazione del singolo in realtà è quasi sempre un mix tra queste. Nascondersi: reprimono e nascondono parte di loro stessi. Spesso le persone che reagiscono in questo modo vivono una seconda vita segreta, mentre nella loro vita “principale” cercano di essere delle persone “perfette”. Altre volte questo tipo di reazione può portare a problemi psicologici, come forme depressive anche forti, che possono portare anche a tentativi di suicidio”.
“Lottare: tipicamente le persone che riescono ad intraprendere questa strada hanno un ambiente familiare più tollerante. Fanno coming out e riescono a tollerare maggiormente le discriminazioni e le voci che spesso gli circolano dietro. Scappare fisicamente: colgono la prima occasione che gli capita, come studio e lavoro, per emigrare in città più tolleranti. Generalmente sono le persone che riescono a vivere più serenamente la loro vita. Scappare mentalmente: per trovare degli attimi di rifugio dai loro problemi, si stordiscono con alcol, droghe o psicofarmaci. Il non affrontare i problemi non li aiuta affatto a risolverli, quindi si trovano a cercare quegli “attimi di rifugio” sempre più frequentemente, in un escalation autodistruttiva”.
“La lotta all’omotransfobia ha bisogno di strumenti giuridici che facciano da deterrente, ma il lavoro maggiore in realtà è quello che si deve fare localmente. Il dialogo, la formazione, il supporto alle persone in difficoltà sono sicuramente le attività più importanti e più impegnative. Marsica LGBT, come associazione di volontariato, ha queste attività tra i suoi obiettivi principali, ma è ovvio che per portarle avanti ha bisogno del supporto e dell’appoggio delle autorità locali”, conclude Rubeo, “che devono anche loro investire a supporto delle associazioni tutte per il bene delle comunità locali”.