Avezzano. Si conclude con un’assoluzione per tutti e nessun colpevole la vicenda del nuovo municipio di Avezzano. I quattro imputati sono stati infatti assolti dalla corte d’appello dell’Aquila con formula piena, perché il fatto non sussiste. Si chiude in questo modo una lunga vicenda giudiziaria riguardante il contratto di quartiere e la costruzione della maxi struttura nella zona nord di Avezzano, ancora oggi in stato di abbandono. I reati contestati e risalenti a circa 18 anni fa erano comunque sia prescritti.
La sentenza è stata emessa dal collegio dell’Aquila presieduto dal giudice Aldo Manfredi, con Armando De Aloysio relatore e Alfonso Grimaldi a latere. Ha riguardato Goffredo Mascitti (imprenditore legale rappresentante della Irim srl che agiva per il gruppo di imprese che ha proposto gli interventi), Paolo Santoro (ingegnere nominato direttore dei lavori dalla Irim) e Massimo De Sanctis (dirigente tecnico del settore urbanistica del comune di Avezzano). Sotto accusa c’era anche l’azienda Irim, che in primo grado era stata condannata al pagamento della sanzione pecuniaria di 20mila euro. I tre imputati erano stati invece condannati dal tribunale di Avezzano a un anno e otto mesi di reclusione con pena sospesa. Erano inoltre stati condannati al risarcimento in solido dei danni alla parte civile costituita da liquidarsi in separato giudizio civile con una provvisionale di un milione di euro a loro carico in solido. L’amministrazione comunale aveva allora chiesto un risarcimento di oltre 12 milioni di euro. Ora arrivano quattro assoluzioni. Il collegio difensivo era composto dagli avvocati Domenicantonio Angeloni, Vittoriano Frigioni, Pietro Carotti, Mario Petrella e Franco Colucci.
I reati contestati erano quelli di truffa aggravata in concorso e il procedimento penale era scaturito dall’inchiesta sulla costruzione dei nuovi uffici comunali di Avezzano. La vicenda si trascina da quando la Giunta comunale, presieduta dall’allora sindaco, Antonello Floris, presentò un progetto per la realizzazione di un edificio nella zona nord della città e che avrebbe dovuto ospitare tutti gli uffici comunali e riqualificare il quartiere. Il costo della struttura, che ora si trova lì non utilizzata e ancora da completare, era stato stimato intorno ai 6,5 milioni di euro ricavabili, in parte, da finanziamenti pubblici. Secondo la Procura, che all’epoca aprì l’inchiesta, l’operazione di variante del 2007 avrebbe fatto raddoppiare il costo dell’opera, nonostante le assicurazioni dell’assenza di costi ulteriori.
L’inchiesta. Tutto è partito da una inchiesta aperta nel 2011 e nel 2012 il gip di Avezzano aveva concesso delle misure restrittive, ma il tribunale del riesame dell’Aquila aveva annullato tre delle quattro ordinanze cautelari, accogliendo l’appello presentato dalle difese. Ci fu poi il ricorso della procura. L’udienza fu rinviata per un difetto di notifica ma successivamente il ricorso fu accolto e furono applicate le misure interdittive. Infine, la Cassazione annullò di nuovo. Santoro era stato sottoposto al divieto di esercitare l’attività di ingegnere, il dirigente dell’ufficio tecnico del Comune, De Sanctis, era stato sottoposto alla sospensione temporanea di pubblico ufficio e l’imprenditore Goffredo Mascitti non poteva esercitare la sua attività lavorativa. Nei confronti del consigliere di maggioranza, Ridolfi, venne disposto il divieto di dimorare nel Comune di Avezzano. Proprio Ridolfi, ex assessore all’Urbanistica, fu rinviato a giudizio. Difeso dagli avvocati Roberto Verdecchia e Alfredo Iacone, seguì un diverso procedimento, con rito ordinario, e fu assolto perché il fatto non sussiste. Sulla vicenda è stata aperta anche una procedura davanti alla Corte dei conti, sospesa nel 2018 proprio in attesa della vicenda penale.