Ovindoli. Il tribunale amministrativo regionale dell’Aquila ha sospeso con l’ordinanza 123/2021 pubblicata pochi minuti fa l’autorizzazione rilasciata dalla Regione Abruzzo per la realizzazione dei nuovi impianti da sci a Valle delle Lenzuola a Ovindoli, in pieno parco regionale del Sirente-Velino e Zona di Protezione Speciale comunitaria.
Il ricorso è stato presentato da cinque associazioni, la Stazione Ornitologica Abruzzese, Salviamo l’Orso, il Club Alpino Italiano, Mountain Wilderness e la Lipu difese dall’avvocato Herbert Simone.
Nell’ordinanza i giudici del Tar hanno ritenuto che, ad una prima analisi dei documenti, “appaiono prima facie meritevoli di favorevole apprezzamento le censure relative all’inattendibilità del parere di valutazione di incidenza ambientale, siccome espresso da un dipendente del Comune di Ovindoli in possesso del titolo di geometra, che non appare pertanto disporre delle competenze stabilite, con valore regolamentare, dalle “linee guida per la relazione della valutazione d’incidenza” della Regione Abruzzo”.
Inoltre, i giudici rilevano che “non è contestato che la Sovrintendenza del Ministero per i Beni e Le Attività Culturali ha espresso il proprio parere su un progetto poi superato da successive integrazioni che non può escludersi potrebbero averne mutato aspetti rilevanti ai fini dell’espressione di detto parere;”
Essendo i lavori, con tanto di sbancamenti di habitat rari dove vivono specie protette, in procinto di essere avviati, i giudici hanno sospeso l’autorizzazione rilevando che, in attesa della decisione definitiva sull’ammissibilità del ricorso, “che l’avvio delle operazioni di realizzazione dell’intervento oggetto del provvedimento impugnato potrebbe determinare un’alterazione non reversibile dell’area sottoposta a tutela, che le valutazioni demandate alle Autorità tutorie in materia ambientale e paesaggistica sono finalizzate invece a preservare;”.
Hanno quindi fissato l’udienza di merito per il prossimo 17 novembre, dove si tratteranno in maniera approfondita tutte le questioni.
Per le associazioni “è veramente incredibile”, si legge nella nota, “che in piena epoca di cambiamenti climatici, con gli ambienti naturali sempre più sottoposti agli stress causati dall’uomo, si spendano milioni e milioni di euro di fondi pubblici per assalire aree d’alta quota incontaminate in un’area protetta, quando il turismo è sempre più rivolto alle aree meglio conservate e non devastate a suon di ruspa”.